EcoWebTown

numero 17

ISSN 2039-2656

I/ 2018 pubblicato il 29 giugno 2018

01 Scampia, storia di un'icona contemporanea














Maria Pone
02 Un passo indietro per l’Architettura un grande passo per l’umanità: il progetto Restart Scampia dal punto di vista del DiARC






Paola Scala
03 A Vela spiegata













Roberta Amirante, Alessandra Acampora, Claudia Chirianni, Mario Coppola
04 Rigenerare le periferie partendo dai quartieri “167”













Marta Calzolaretti
04 Restart Scampia: da margine urbano a nuovo centro dell’area metropolitana











Massimo Santoro
04 Il progetto PRIUS di Prato: la “periferia” come risorsa per definire un nuovo modello di urban re-use management.






Riccardo Pecorario, Francesco Procopio, Maurizio Silvetti, Letizia Benigni
04 Il riuso temporaneo per l’innovazione nel progetto












Andrea Rinaldi, Elisa Iori

Applicare il progetto urbano | Incubi e sogni capaci, forse, di turbare il sonno della ragione | Sul progetto urbano. Frammenti di un discorso amoroso | Cento piccoli progetti urbani per rigenerare la città | Progetto urbano e città discontinua | Città, spazio e tempo. Traiettorie del progetto urbano | L’equivoco del progetto urbano | Il progetto urbano per un giurista | Scampia. Storie di un’icona contemporanea. | Condizioni di criticità e di fattibilità strategica per la riqualificazione dell’area delle vele di Scampia | Restart Scampia | Un passo indietro per l’Architettura un grande passo per l’umanità: il progetto Restart Scampia dal punto di vista del DiARC | Le Vele come banco di prova della didattica | 4 domande EWT | La vicenda Tor Bella Monaca. Perché non demolire | Verso un’università della città: il Masterplan per i campus del Politecnico di Torino | Piani per la riqualificazione delle periferie | Una scuola che funziona è un quartiere che funziona. Un'idea per le periferie di Firenze | Restart Scampia: da margine urbano a nuovo centro dell’area metropolitana | Il progetto PRIUS di Prato: la “periferia” come risorsa per definire un nuovo modello di urban re-use management. | Il riuso temporaneo per l’innovazione nel progetto | La rigenerazione sostenibile di una zona industriale | Green Network per il Progetto urbano | Social housing | Ippodamo di Mileto

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Editoriale

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Applicare il progetto urbano
Alberto Clementi


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Intanto che continua a svilupparsi la riflessione sul progetto urbano e sulle auspicabili innovazioni dei suoi contenuti e delle sue forme, EWT inaugura con questo numero l’esplorazione dei suoi possibili campi di applicazione. Lo fa discutendo di alcuni casi clamorosi e a loro modo esemplari, dove le strategie correnti sembrano incomprensibilmente abdicare a questo strumento così prezioso per la città, preferendo ricorrere a un insieme frammentario di interventi episodici, disgiunti da una visione complessiva della trasformazione attesa. Al diffuso primato dell’empirismo fattivo non sfugge neanche il primo caso che qui proponiamo, la radicale trasformazione dell’area di Scampia a Napoli con l’azzeramento progressivo delle Vele di Franz di Salvo, storica icona di una periferia disperata e intrattabile perché consegnata al potere simbolico quanto reale esercitato dalla criminalità locale. ...leggi tutto

Riflessioni

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Incubi e sogni capaci, forse, di turbare il sonno della ragione*
Pier Carlo Palermo


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I tempi oscuri sono spesso popolati da incubi, che possono nascere direttamente dalle criticità delle situazioni reali, ma anche essere la conseguenza delle speranze deluse di qualche progetto di rigenerazione, che è rimasto incompiuto o ha provocato effetti perversi. Non mancano neppure le aspirazioni a “fare luce”, che possono assumere la forma del sogno: come presa di distanza da una realtà deludente, ma anche anticipazione di un futuro diverso, forse utopico, forse possibile. Viviamo forse, di nuovo, in tempi oscuri? Potremmo osservare, con Benjamin (1986), che ogni società ha la sensazione di trovarsi, nel suo tempo, al centro di una crisi decisiva (in questo senso, “ogni epoca si può sentire a suo modo moderna”). Certo, il nuovo millennio è costellato da nuovi e gravi incubi, a prima vista spesso inattesi ...leggi tutto

Posizioni

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Sul progetto urbano. Frammenti di un discorso amoroso
Roberta Amirante

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Non c’è responsabilità senza amore, scriveva Hans Jonas (Jonas, 2002). Chissà se la frase si può ribaltare … forse no … ma, se si potesse, a questa affermazione ribaltata ricondurrei l’attenzione che Ecowebtown dedica alla riflessione sul progetto urbano, oggi. Non c’è amore senza responsabilità. E se la cultura disciplinare italiana vuole testimoniare il suo legame, ancora amoroso, con questi due termini congiunti, deve assumersi delle responsabilità. Di fronte alla crisi del progetto urbano, che – in termini amorosi – forse più che una crisi è un abbandono (perché il progetto urbano sopravvive, ma spesso proprio tradendo l’architettura e l’urbanistica che l’avevano inventato, e che erano riusciti in alcuni luoghi e per qualche tempo a dominare quella fascinosa ma sfuggente creatura) ...leggi tutto

"...In questa logica, individuare, moltiplicandoli, i luoghi comuni della città contemporanea significa evitare sprechi: sprechi di memorie, sprechi di materie, sprechi di energie individuali e collettive.... "

Cento piccoli progetti urbani per rigenerare la città
Paolo Colarossi

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Sono numerose e varie le definizioni di progetto urbano. Che, in genere, può essere definito come un progetto di rilevante impatto urbano riguardante l’assetto di un’area di dimensioni medio-grandi, localizzazione strategica nell’area urbana, forma più o meno compatta. Proprio per la sua rilevanza, il progetto può prevedere, in genere, la realizzazione di nuove connessioni infrastrutturali dell’area con l’intorno della città. Obbiettivi del progetto urbano per l’area sono quelli di un nuovo assetto funzionale, sociale e formale, capace di far assumere all’area stessa...leggi tutto

"...Per le loro caratteristiche di contenuti e forma gli Schemi di Assetto vanno bene, anzi sono utili se non necessari anche nei casi di progetto urbano tradizionale..."

Progetto urbano e città discontinua
Carlo Manzo

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Per proporsi come strumento efficace, il progetto urbano dovrebbe adeguare le proprie modalità alle condizioni di discontinuità e alle molteplicità disciplinari che oggi accompagnano i processi insediativi, sia nei territori della dispersione che nelle aree urbane addensate. Se guardiamo i progetti interessati alla città a partire dagli anni Settanta, va notato un progressivo spostamento di attenzione dalla ricerca di continuità - quando il riferimento ai caratteri della città storica voleva supplire al disinteresse per l’"urbano" del post-funzionalismo - ad una progressiva disarticolazione dei sistemi compositivi, sempre più attenti al rapporto con l’intorno, con gli spazi liberi, con i paesaggi...leggi tutto

"...i problemi del rapporto tra la forma delle parti edificate e il disegno dei vuoti non riguardano solo il disegno di suolo nei territori ma le diverse scale dimensionali degli insediamenti... "

Città, spazio e tempo. Traiettorie del progetto urbano
Anna Laura Palazzo

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In ogni epoca i traguardi di modernità sono stati condensati dalle città: città come avamposti del vivere associato e sedi di elezione per l’affermazione del requisito essenziale della libertà nel legame sociale. Dalla rivoluzione francese in poi, la concezione universalistica dei diritti si è estesa dalla dimensione urbana – citadinité – a quella dello Stato nazione – citoyenneté - con riformulazioni continue dei sistemi di garanzie e delle soglie di prestazioni erogate alla intera popolazione. Le città hanno tuttavia proseguito a coltivare i valori della convivenza: il patrimonio comune di tradizioni e virtù civiche inscritto nella civilisation insieme alle prerogative della politesse, l’appropriatezza del contegno individuale...leggi tutto

"...Non si può chiedere al progetto urbano un radicamento immediato nel testo urbano interagendo con le forme preesistenti. Gli si deve invece chiedere di mobilitare i nuovi bisogni ed interessi sociali nello scambio dinamico con la cultura degli abitanti... "

L’equivoco del progetto urbano
Giuseppe Roma

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Il Progetto urbano è entrato in maniera plateale nella pianificazione del territorio per far fronte ai limiti e alle rigidità del Piano Regolatore. La logica statica che fissava il disegno della città per un certo numero di anni, imponendo le traiettorie dell’edificazione, si è naturalmente scontrata con i rapidi cambiamenti di un’economia e una società più competitiva, con uno sviluppo influenzato da molte variabili e una certa saturazione dei processi di nuova edificazione. E’ venuto quasi naturale frammentare il disegno unitario di una città ormai senza confini e senza limiti...leggi tutto

"...Per le piccole città, l’Italia rappresenta un benchmark nella gestione urbana in tutto il mondo. Il più diretto attaccamento delle comunità al proprio territorio ha consentito, in quelle parti del Paese, il mantenimento di valori ambientali, culturali e storici... "

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Il progetto urbano
Paolo Stella Richter

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L’amico Alberto Clementi mi ha chiesto di scrivere un articolo sul progetto urbano. Ne sono stato lusingato, ma al tempo stesso spaventato avendo visto quali urbanisti avevano già trattato lo stesso argomento. Il senso di smarrimento è aumentato quando dalla sola lettura del testo di Alberto ho rilevato la mia incapacità di capire il significato di molte espressioni, come “interventi a diversa grana” o “strategia trans-scalare”. Ormai però avevo preso l’impegno ed ecco le mie riflessioni sul tema. Sostengo la necessità del passaggio dal piano al progetto da oltre trenta anni, e sono quindi convintissimo che occorra valorizzare il secondo, ma ritengo che non si possa parlarne se non congiuntamente al primo, che resta il cardine fondamentale del governo del territorio...leggi tutto

"...l’importanza di liberarsi dal condizionamento proprietario non è solo da considerare nell’ottica delle modalità di attuazione del progetto urbano, ma anche e soprattutto nell’ottica più ampia di risoluzione del problema che gli economisti classici chiamavano della rendita parassitaria, e che ha da sempre rappresentato il problema principale della nostra materia... "

Dossier: Progetti urbani per le periferie edited by / a cura di Maria Pone

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Scampia. Storie di un’icona contemporanea.
Maria Pone

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Nell’ambito dell’indagine sul progetto urbano e le sue forme, EcoWebTown propone un dossier che riguarda il noto caso delle Vele di Scampia. Il dossier si compone di una prima parte che raccoglie una serie di contributi che offrono punti di vista di diversi testimoni sulle ultime fasi del processo di trasformazione che sta interessando Scampia (dai risultati di numerose ricerche dell’Università di Napoli, al racconto di alcuni esperimenti didattici con tema “Vele”, fino al progetto Restart Scampia vincitore del Bando ministeriale del 2016 per la riqualificazione delle periferie)...leggi tutto

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"...Un processo che sembra suggerire l’idea che l’architettura, con le sue specifiche competenze, possa mettersi al servizio delle persone e delle loro necessità senza imporsi ma senza rinunciare a se stessa, in situazioni complesse, contraddittorie, difficili, che sempre più spesso sono “la scena viva” dei nostri territori contemporanei... "

Condizioni di criticità e di fattibilità strategica per la riqualificazione dell’area delle vele di Scampia
Mario Losasso

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Le premesse generali delle linee di indirizzo dell’Amministrazione comunale per l’intervento di riqualificazione per l’area delle Vele di Scampia partono dalla volontà di determinare le condizioni per proporre un grande piano di valorizzazione, partendo dall’ipotesi di riqualificare la Vela B e dotare di attrezzature e residenze il lotto M, attuando un processo di rigenerazione urbana attraverso interventi edilizi, oltre che sullo spazio pubblico e sul verde urbano. L’intenzione dell’Amministrazione ha previsto lo sviluppo di un modello partecipato per azioni coordinate con il coinvolgimento delle strutture istituzionali...leggi tutto

"...una conversione di destinazione d’uso da quella di alloggi temporanei a edificio “rigenerato” per una nuova immagine di Scampia alla scala metropolitana, insediandovi appropriate funzioni qualificate prevalentemente di uso pubblico... "

“Restart Scampia”
Carmine Piscopo

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Figlie di un intenso dibattito sorto intorno agli anni ’50 e ’60, e poi sulla scorta degli studi della Commissione Piccinato (1964), le Vele costituiscono l’emblema di una stagione dell’architettura fondata sull’utopia dell’edificio per alloggi collettivi, sul decentramento dei pesi insediativi dal centro città, sul gigantismo dei piani di zona e sulla grande dimensione, sul ruolo dell’architettura nella costruzione della città moderna. E, ancora, sulla spina analitica degli studi urbani che attraversava il panorama disciplinare di quegli anni...leggi tutto

"...Il senso di questo “riconoscimento” (che deve sempre animare lo spirito delle Amministrazioni) è parte di un processo più grande dentro cui l’architettura tutta è oggi impegnata, nella costruzione di un orizzonte di attesa, dentro cui si riflettono istanze, desideri, bisogni delle collettività. Il progetto ne prolunga il movimento.,... "

Un passo indietro per l’Architettura un grande passo per l’umanità:
il progetto Restart Scampia dal punto di vista del DiARC
Paola Scala

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Il contributo del gruppo di lavoro dell’Università di Napoli Federico II al progetto ReStart Scampia non si configura come la messa a punto di uno stato dell’arte scientifico né come un prodotto (piano o progetto) definito in tutte le sue parti. Il documento riparte dalla lettura di cosa sia Scampia oggi, tentando di delineare un processo possibile per la “ripartenza” di questa periferia attraverso l’individuazione di sei azioni che cercano di definire con chiarezza cosa fare per quest’area (e non solo per le Vele) e come farlo anche da un punto di vista fisico, gestionale, temporale e economico...leggi tutto


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"...C’è chi in questa modalità ha letto l’incapacità di proporre un’idea di città… a noi è sembrato il solo modo per restituire all’ architettura un ruolo sociale e di offrire a lei, a noi e a Scampia un’occasione per poter ripartire… ... "

A Vela spiegata
Roberta Amirante

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Spiegare la Vela è complicato. Gli abitanti hanno rifiutato gli edifici progettati da Di Salvo, fin dall’inizio. Ma gli architetti continuano a difendere le Vele. Partendo dal masterplan del Comune, che ne lascia in piedi una sola, il laboratorio di sintesi del Corso di Laurea in Architettura 5UE di Napoli Federico II prova a consolidare questa ipotesi: la Vela restante, proprio perché è finalmente sola, può dire “I’m a Monument” in 9 modi diversi e raccontare così il senso che il riciclo del suoi caratteri può assumere per innescare la rigenerazione dell’area di Scampia ...leggi tutto

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"... La scommessa che sostiene il progetto è legata dunque a un’attribuzione di potenza alla “Vela liberata”, che – nello schema messo a punto dal Diarc – è considerata capace di reggere la dimensione dell’intera area e di costruire intorno a sé un nuovo paesaggio ... "

Opinioni a confronto. Quattro domande a partire dalle vele di Scampia







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Q1. Sulla demolizione e ricostruzione La soluzione radicale dell’abbattimento delle vele di Scampia, con il recupero di una vela residua da destinare a funzioni pubbliche, solleva questioni di portata più generale riguardo al recupero delle periferie pubbliche in condizioni critiche. Può essere considerata una soluzione accettabile e generalizzabile?

Q2. Sul caso Scampia Scampia è ormai diventato -in negativo e in positivo- un importante simbolo della città, come appare paradossalmente anche nel film “Ammore e malavita” dei fratelli Manetti. Tenendo conto del suo potente ruolo simbolico, si sarebbe potuto adottare altre soluzioni meno traumatiche e più conservative?

Q3. Potenzialità dell’architettura Spesso gli architetti e gli urbanisti salgono sul banco degli imputati per le responsabilità sociali del loro operato. Ma in una prospettiva meno deterministica dei progetti e dei loro effetti, quanto può contribuire davvero l’architettura all’obiettivo della sicurezza sociale e della vivibilità in contesti particolarmente difficili?

Q4. Politiche di rigenerazione urbana La rigenerazione sostenibile dei complessi abitativi in cui è sfuggito in modo apparentemente irrimediabile il controllo della legalità può essere demandata alla convergenza locale di politiche sociali, di sicurezza personale, edilizie, ambientali, mobilità, opere pubbliche e servizi collettivi, con l’invenzione di nuovi modelli di gestione partecipata in grado di favorire la mobilitazione individuale e la gestione positiva dei conflitti interindividuali? Oppure è una questione da affrontare soprattutto con politiche sociali e di sicurezza promosse e gestite nel partenariato con il centro, non potendo confidare realisticamente sulle disponibilità individuali locali? Insomma, può diventare tema di progetto urbano integrato o è una questione da affrontare soprattutto con politiche sociali e di sicurezza pubblica eterodirette?

intervista a: Massimo CANEVACCI
a cura di
Alberto Clementi

intervista a: Umberto CAO
a cura di
Domenico Potenza

intervista a: Aldo DI CHIO
a cura di
Marica Castigliano

conversazione con: Paolo DESIDERI
a cura di
Domenico Potenza

intervista a: Massimo ILARDI
intervista di
Claudia Di Girolamo

intervista a: Franco PURINI
a cura di
Domenico Potenza

intervista a: Tommaso VALLE
a cura di
Domenico Potenza

conversazione con: Aldo AYMONINO
a cura di
Domenico Potenza

interview: Heinen STENGEL & Sophie WOLFRUM
intervista di
Marica Castigliano

intervista a: Federica PALESTINO
a cura di
Marica Castigliano

La vicenda Tor Bella Monaca. Perché non demolire
Pepe Barbieri

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“Perché non demolire è stato l’ostinato tema intorno al quale per molti mesi si sono interrogati e hanno elaborato progetti i sei gruppi di ricerca, appartenenti ad altrettante Università italiane, che hanno scelto il quartiere romano di Tor Bella Monaca come esemplare caso di studio per avanzare proposte sulle strategie per la rigenerazione dei quartieri di edilizia residenziale pubblica realizzati nel nostro Paese negli ultimi quarant’anni “ (P.O.Rossi, 2014). Eppure demolire si può. Anzi in molti casi si deve. Perché la demolizione è scandalosa: reintroduce il tempo nella costruzione della città...leggi tutto

"... Il patrimonio di TBM si può mettere in valore secondo una visione d’insieme che connetta tra loro più diversificate e coordinate strategie di intervento sull’edificato, sulle infrastrutture, sul sistema articolato del verde dei parchi o quello possibile di nuovi orti urbani. ... "

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Rigenerare le periferie partendo dai quartieri “167”
Marta Calzolaretti

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La rigenerazione urbana e architettonica dei quartieri di edilizia residenziale pubblica realizzati in Italia tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta/Novanta, generalmente di grandi dimensioni, posti ai margini tra città e territori agricoli, con caratteri urbani e architettonici chiaramente riconoscibili rispetto ai tessuti urbani circostanti, costituisce una complessa questione che interessa non solo livelli locali, e che sarebbe opportuno affrontare a livello nazionale. Oggi infatti questi quartieri, dislocati in tutto il paese, presentano analoghi problemi e criticità...leggi tutto

"...Attraverso nuovi interventi urbani e completamenti edilizi in alcune aree libere strategiche si può insomma prevedere una profonda trasformazione di un quartiere a forte disagio che, anche per la sua prossimità a importanti centri di servizi metropolitani ... "

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Esplorazioni

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Verso un’università della città: il caso studio del Masterplan per i campus del Politecnico di Torino.
Caterina Barioglio, Antonio De Rossi, Giovanni Durbiano, Eleonora Gabbarini


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In anni recenti il dialogo continuo tra città e università mostra una sensibile evoluzione, con esiti visibili rispetto all’ambiente costruito. L’università contribuisce in maniera rilevante all’economia urbana, alla vita comunitaria, al cantiere della città e il ruolo urbano degli atenei si manifesta in modi diversi, estendendosi oltre la missione di trasmissione di conoscenza e trasferimento tecnologico. La visione di una università della città, piuttosto che nella città , è un argomento ricorrente nella letteratura di settore che indaga esperienze nazionali e internazionali in termini di impegno pubblico verso la società civile, scambio con le imprese, valorizzazione del territorio e delle sue risorse. È chiaro come il rapporto tra città e università non possa non prescindere da una forte interdipendenza fisica: la distribuzione dei campus sul territorio e la loro continua necessità di ridefinizione morfologica...leggi tutto 

La rigenerazione sostenibile di una zona industriale
Ester Zazzero

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La rigenerazione green dell’area industriale diChieti scalo predisposta nel Laboratorio Chietiriassume i principali temi in gioco nel Progetto urbano sostenibile: l’importanza degli ecosistemi e dell’ambiente ai fini della sostenibilità dello sviluppo; la possibilità di riscattare spazi che stanno perdendo la loro funzione produttiva, sostituendoli con nuove funzioni urbane; l’attenzione alla qualità della città fisica, come insieme di spazi qualificati, che fungono da ancoraggio a identità culturali e sociali sedimentate nel tempo, anche quando si tratta di introdurre nuove valenze funzionali più appropriate rispetto alle domande della società contemporanea. Qui il contesto d’intervento è caratterizzato dall’incipiente dismissione delle attività produttive ...leggi tutto

"...Il meccanismo economico-finanziario attraverso cui alimentare il processo di rigenerazione diventa comunque determinante, e condiziona per molti versi la stessa scelta degli interventi da realizzare.... "

Green Network per il Progetto urbano
Ester Zazzero

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Nel progetto di rigenerazione sostenibile di un territorio urbano, un ruolo chiave è esercitato dalle green networks. Queste reti hanno il compito di integrare, spesso anche di soppiantare, le tradizionali opere di urbanizzazione primaria definite nella legislazione urbanistica vigente in Italia. Le green networks comprendono in realtà una varietà di reti, combinate flessibilmente lungo corridoi infrastrutturali multitasking che sono mirati a innervare in particolare la rigenerazione ambientale delle parti già costruite della città esistente. Sono le reti verdi, che danno continuità agli spazi aperti pubblici e privati dotandoli di una varietà di impianti vegetazionali, particolarmente vocati al mantenimento dei valori di biodiversità;...leggi tutto

"...Questi nodi dovrebbero agire come condensatori catalitici che integrano le funzionalità ambientali deputate alla sostenibilità con i valori di animazione urbana e attrattività propri degli spazi pubblici. Questo aspetto del programma è ancora tutto da sperimentare, ed è quanto il Laboratorio Chieti consegna al futuro sviluppo della ricerca. ... "

Esplorazioni. Un’indagine sulla riqualificazione delle periferie edited by / a cura di Filippo Angelucci

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Piani per la riqualificazione delle periferie/1
Filippo Angelucci

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Il tema delle periferie della città è tornato ciclicamente al centro del dibattito sugli esiti della progettazione architettonica e urbana. Con altri temi spesso ricorrenti – tra i quali la ricostruzione, la sicurezza, la qualità della vita, la salute dei cittadini, le politiche per la casa – la questione delle periferie urbane costituisce un’occasione importante per andare oltre le tradizionali riflessioni disciplinari, per discutere delle ricadute dell’architettura e dell’urbanistica sui processi di segregazione/isolamento e di integrazione/connessione tra le parti della città e tra i suoi abitanti. Per analizzare lo stato delle cose questo contributo di EWT assume come riferimento la recente esperienza dei piani per le periferie, come istituiti in Italia dal DPCM del 25 maggio ...leggi tutto

"...L’iniziativa del nuovo Bando promossa su iniziativa del ministero delle Infrastrutture richiedeva alle Città Metropolitane e ai capoluoghi di provincia di avanzare, entro soli tre mesi, proposte dai contenuti innovativi e senza consumo di suolo... "

Una scuola che funziona è un quartiere che funziona. Un'idea per le periferie di Firenze
Davide Cardi, Daniela Angelini

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La Metrocittà di Firenze è un insediamento policentrico. Tale configurazione determina una particolare morfologia di periferia corrispondente a un tessuto connettivo diffuso negli ambiti territoriali interstiziali fra il centro capoluogo e i centri adiacenti, sviluppati anch'essi intorno a una matrice storica. La proposta finanziata dal bando si articola in interventi messi a sistema nei vari ambiti periferici e sintetizzati in tre tipologie: istruzione e cultura, viabilità ciclo-pedonale, arredo urbano. Si punta su una scuola che, al di fuori delle sue mura...leggi tutto

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"...L’auspicio della Città Metropolitana di Firenze, con l’attuazione del proprio progetto, è di poter dare vita a un quartiere che, una volta riqualificate e valorizzate scuole, biblioteche e infrastrutture complementari, instauri nuove relazioni anche oltre l'orario scolastico e che lo possa fare in sicurezza... "

Dal Bando periferie a nuovi modelli di coesione e di accoglienza
Isabella Susi Botto, Nausicaa Pezzoni*

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Il progetto “Welfare metropolitano e rigenerazione urbana. Superare le emergenze e costruire nuovi spazi di coesione e di accoglienza”, finanziato dal Bando Periferie ex D.P.C.M. 25/5/2016, ha significato per Città metropolitana di Milano aggregare e coordinare sotto la propria regia un insieme di progetti sviluppati dai Comuni proponendo una visione strategica di riferimento. La sfida è ora consolidare l'esperienza avviata, trasformando un’occasione legata a un programma straordinario in una prassi ordinaria e virtuosa...leggi tutto

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"...Il metodo che con questa proposta si intende perseguire, ovverosia una progettualità multisettoriale condotta in rete tra più soggetti presenti sul territorio, rappresenta un risultato nei termini dell’individuazione di nuovi modelli di governance che siano esportabili in altri contesti e dunque che permettano di costruire un metodo di lavoro replicabile. ... "

Restart Scampia: da margine urbano a nuovo centro dell’area metropolitana
Massimo Santoro

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Il Programma periferie rappresenta una straordinaria occasione per ripensare parti di città caratterizzate da situazioni di marginalità urbana e sociale. In questo articolo si racconta del progetto di rinascita dell’area delle “Vele di Scampia”, quartiere simbolo, nell’immaginario collettivo non solo napoletano, del degrado urbano e civile delle periferie italiane. Il racconto si svolge attraverso l’analisi della storia dell’insediamento urbano, delle ragioni della sua crisi e del consolidato protagonismo degli abitanti alla ricerca di soluzioni in un quadro, non sempre facile, di collaborazione con le istituzioni...leggi tutto

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"...La previsione d’incremento e opportuna integrazione di attrezzature secondarie a servizio delle unità residenziali, il completamento del piano degli abbattimenti, la necessità di definire un ridisegno complessivo dell’intero comparto in un rinnovato rapporto con le aree a verde e gli aspetti di sostenibilità ambientale e durevolezza degli edifci..."

Il progetto PRIUS di Prato: la “periferia” come risorsa per definire un nuovo modello di
urban re-use management.
Riccardo Pecorario, Francesco Procopio, Maurizio Silvetti, Letizia Benigni

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Il Comune di Prato con i suoi 193.325 abitanti è la seconda città della Toscana e la terza dell'Italia Centrale. Famosa nel mondo per il suo distretto tessile, la città ha conosciuto tutta la stagione dello sviluppo industriale, cui ha corrisposto un’urbanizzazione caotica e bulimica. L’arretramento economico cominciato negli anni ’90 ha segnato anche fisicamente la città, svuotando i luoghi della produzione e lasciando dietro di sé sacche di abbandono e degrado edilizio. Un background che rende Prato il luogo ideale per sperimentare nuove soluzioni in termini di pianificazione urbana....leggi tutto

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"...Partendo dal presupposto che la città contemporanea, per vari motivi, è sempre più soggetta a trasformazioni che continuano a produrre spazi vuoti che cambiano anche il modo di abitarla, la pianificazione urbana non è chiamata solo a recuperare fisicamente gli spazi, ma anche a rispondere alle diffuse e mutevoli esigenze sociali, culturali e ambientali ... "

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Il riuso temporaneo per l’innovazione nel progetto
Andrea Rinaldi, Elisa Iori

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Il riuso temporaneo è un nuovo ciclo di vita di un edificio, una terra di mezzo tra vecchi e nuovi usi, in attesa di risorse economiche che permettano di agire in modo definitivo. L’Ordine degli Architetti PPC di Reggio Emilia e l’Assessorato alla Rigenerazione Urbana del Comune di Reggio Emilia hanno pensato a un workshop di progettazione volto a innovare e sperimentare metodologie di processo e di progetto per il riuso temporaneo di alcuni edifici in disuso nel quartiere S. Croce. L’esito del workshop, finanziato dal Bando Periferie 2016...leggi tutto

"...L’innovazione è un modo nuovo di fare le cose, capace di produrre un cambiamento positivo. In un’epoca storicamente complessa e di cambiamento come quella attuale, l’innovazione quale processo di rinnovamento diventa elemento essenziale di riorganizzazione delle relazioni produttive e sociali di una comunità... "

Letture

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Tra Interdisciplinarietà e Integrazione.
Pratiche e Politiche di Social Housing in Italia

Elisabetta Capelli


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Da vari anni il possibile apporto delle scienze sociali alla progettazione urbana e architettonica è stato tematizzato a livello accademico (Gasperini, Stagni, 2001; Amendola, 2009; Signorelli, Caniglia Rispoli, 2008; Chiesi, 2010) più di quanto, tuttavia, sia stato effettivamente praticato in ambito professionale (Scarpelli, Romano 2011). D’altra parte, anche a livello teorico, l’interdisciplinarietà sconta i limiti dovuti non solo, come ovvio, alle specificità lessicali e concettuali di ciascun sapere, ma anche a una sostanziale differenza nelle modalità di costruzione delle rispettive domande di ricerca. La valenza immateriale e simbolica del rapporto tra spazi e persone privilegiata dall’antropologia culturale, così come le ricostruzioni tassonomiche perseguite dalla sociologia ...leggi tutto

"... L’obiettivo di codificare l’attività di gestione sociale, i suoi metodi, strumenti e le competenze che richiede coesiste con la necessità di situare gli interventi nella specificità dei territori. ..."

Filippo Barbera, Ippodamo di Mileto e gli inizi della pianificazione territoriale, FrancoAngeli, Milano, 2017
Anna Palazzo


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Il bel saggio di Filippo Barbera approfondisce la figura poliedrica di Ippodamo di Mileto, attivo nella Grecia del V secolo a.C., tradizionalmente definito come “l’urbanista dell’età di Pericle” o “l’architetto della democrazia”. L’approccio di tipo genealogico à la Foucault decostruisce queste credenze diffuse, indagando i differenti tagli interpretativi di discipline più o meno affini all’arte di costruire la città e all’arte del governo. Nella dispersività degli argomenti e argomentazioni tipica delle formazioni discorsive – la filosofia, la storia, la filologia, ma anche l’architettura, l’urbanistica, l’archeologia -, si evidenziano scarti, discontinuità e fraintendimenti, ma anche corrispondenze e convergenze in relazione a due tratti distintivi del pensiero di Ippodamo:....leggi tutto

"... Ugualmente chiara appariva negli ondivaghi sviluppi e involuzioni delle società urbane la necessità di opporre al mito della separazione e alla prassi della divisione, al clima delle opinioni e al denso e fluido contraddittorio tra idee di città, un nucleo forte di razionalità e di consenso nutrito dall’alleanza tra tekné e politeia ..."