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Dal Bando periferie a nuovi modelli di coesione e di accoglienza
Isabella Susi Botto, Nausicaa Pezzoni*PDF




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Parole chiave: Welfare, Rigenerazione urbana, Inclusione sociale, Visione strategica

 

Abstract:            
Il progetto “Welfare metropolitano e rigenerazione urbana. Superare le emergenze e costruire nuovi spazi di coesione e di accoglienza”, finanziato dal Bando Periferie ex D.P.C.M. 25/5/2016, ha significato per Città metropolitana di Milano aggregare e coordinare sotto la propria regia un insieme di progetti sviluppati dai Comuni proponendo una visione strategica di riferimento. La sfida è ora consolidare l'esperienza avviata, trasformando un’occasione legata a un programma straordinario in una prassi ordinaria e virtuosa. Gli interventi in corso di realizzazione sono guidati da una chiave di lettura unitaria del tema periferie, e rispondono all’ipotesi che l’inclusione sociale possa dare forma alla rigenerazione urbana e che la riqualificazione del territorio a sua volta sia generativa di inclusione sociale.

 

 

1. Ragioni e contenuti del progetto: Welfare metropolitano come strategia progettuale

Con la partecipazione al programma straordinario per la riqualificazione delle periferie, Città metropolitana di Milano ha intrapreso un percorso che ha segnato una discontinuità rispetto alla prassi ordinaria di governo per due ordini di ragioni. La prima è relativa all’interpretazione del tema “periferie” e dell’idea stessa di riqualificazione, che è stata incentrata sul paradigma dell’inclusione sociale; la seconda ragione di novità concerne il modello di governance che Città metropolitana ha iniziato a costruire dando impulso a una progettualità fondata su una logica di rete aperta.
Dal punto di vista dell’interpretazione del tema periferia, il Bando ha sollecitato a interrogarsi su quali fossero i territori da considerarsi periferici, ovvero su come individuare i contesti urbani verso cui indirizzare le proposte progettuali. Negli studi urbani recenti, la periferia è stata descritta in differenti contesti geo-politici e con diversi approcci disciplinari: è stata analizzata come dipendenza dicotomica di potere con la centralità (Kühn, Bernt, Colini, 2016), come condizione di marginalità spaziale e periferizzazione (Kühn, 2016; Bürkner, 2016; Naumann, Fischer-Tahir, 2013), come processo socio-economico di costruzione dell’esclusione – “the making of marginality” (Wacquant, 2015; Wacquant, Slater, Pereira, 2014), come territorio delle politiche in fieri e come territorio oggetto di strategie predatorie finanziarie (Bernt, Colini, Foerste, 2017), come territorio di conquista per la crescita urbana. Allo stesso tempo, le politiche pubbliche hanno rivolto il loro interesse alla periferia nel quadro delle politiche EU di coesione sociale, mentre i governi centrali e locali l’hanno affrontata attraverso programmi nazionali di riqualificazione (Soziale stadt DE, Politique de la Ville FR, NDC in UK, Urbana ES, Bando Periferie Italia). Sulla base di questi quadri analitici, si è evidenziato quanto l’analisi teorica delle discipline urbane abbia mancato di efficacia nell’informare le politiche pubbliche e, viceversa, le politiche urbane non abbiano fino ad ora interpretato il contributo teorico-critico. È con l’obiettivo di iniziare a colmare questo gap che Città metropolitana di Milano ha costruito un progetto che focalizzasse l’attenzione non soltanto e non prevalentemente sullo spazio, quanto sui processi sociali ed economici che producono diseguaglianza.  
Il punto di partenza è stato dunque quello di assumere la questione periferia come trasversale ai diversi territori, identificando come periferici i luoghi marginali a causa delle condizioni sociali, economiche, culturali dei suoi abitanti – anche laddove questi spazi fossero collocati geograficamente in un’area centrale.
I contenuti del progetto derivano in modo diretto da questa tematizzazione. Ampliare l’orizzonte geografico di ciò che è periferia ha comportato accettare la sfida di considerare periferica l’intera area metropolitana; allargarne il campo semantico ha significato costruire un progetto per la riqualificazione delle periferie che coinvolgesse i differenti livelli con cui un programma di riqualificazione urbana è chiamato a misurarsi: quello ambientale e di una mobilità sostenibile sul territorio, quello dell’inclusione abitativa, quello della promozione sociale.
Complessivamente, l’obiettivo del programma “Welfare metropolitano e rigenerazione urbana” è stato quello di innescare processi di riqualificazione di spazi sottoutilizzati o abbandonati attraverso progetti che rispondessero alla domanda abitativa di fasce deboli della popolazione e, al contempo, alla necessità di luoghi per attività culturali e aggregative volte a sostenere l’inclusione sociale: luoghi aperti al territorio, spazi per l’accoglienza e, contemporaneamente, potenziali attrattori per tutti i cittadini metropolitani, con funzioni di rilevanza sovracomunale.
In particolare, Città metropolitana ha richiesto ai Comuni di predisporre progetti che, declinati nell’ambito degli spazi per l’abitare piuttosto che nel quadro di un potenziamento infrastrutturale, sapessero coniugare all’interno del medesimo intervento la destinazione residenziale – o quella del trasporto pubblico – con quella culturale o del servizio sociale; progetti integrati, idonei a diversificare l’offerta residenziale in base alle esigenze specifiche di diverse tipologie di abitanti, o a individuare azioni di sostegno all’abitare anche indipendentemente da interventi diretti sul costruito.
Dal punto di vista del modello di governance proposto, Città metropolitana di Milano ha interpretato la partecipazione al Bando Periferie come un’occasione per misurarsi in modo trasversale con le questioni fondamentali del governo metropolitano e come un’opportunità per definire il proprio ruolo di regia rispetto ai temi e ai territori di progetto.
Questa disposizione progettuale si è esplicitata nel promuovere un lavoro interdisciplinare all’interno dell’amministrazione, e nell’avviare una prassi di cooperazione fra diverse amministrazioni e soggetti coinvolti nei progetti: una prospettiva di lavoro che è stata identificata con l’immagine di una “rete aperta”, ovvero con una visione strategica che rispondesse a una logica di collaborazione fra nuclei di attività e soggetti (non solo istituzioni, ma anche associazioni, cooperative, enti di categoria) e che prefigurasse una progressiva implementazione dei programmi di intervento. Nell’interpretare il proprio ruolo di regia rispetto ai territori di progetto, Città metropolitana ha proposto ai Comuni un’impostazione programmatica che seguisse tale logica, sia attraverso il consolidamento delle relazioni tra più Comuni che già avessero avviato progetti condivisi sui propri territori, sia attraverso l’attivazione di nuove reti in grado di lavorare su obiettivi strategici di scala sovracomunale. L’articolazione del territorio metropolitano milanese in zone omogenee – per caratteristiche geografiche, demografiche, storiche, economiche e istituzionali – realizzata dal Piano strategico approvato con Delibera di Consiglio del 12/05/2016 al fine di aggregare attività e servizi metropolitani decentrati rispetto al Comune capoluogo, costituisce una prima individuazione, seppure embrionale, di ‘figure territoriali’ (Bonfantini, 2017; Pasqui, 2000) volta a promuovere l’integrazione fra analoghi servizi dei Comuni singoli o associati.
Seguire una logica di rete aperta ha significato innescare processi di rigenerazione urbana entro un disegno collaborativo che coinvolgesse più attori, attraverso la condivisione di spazi e di progettualità da parte di più amministrazioni aggregate fra loro; ha significato dare vita a progetti che prevedono ricadute, in termini di miglioramento della qualità urbana, su diversi contesti territoriali fra loro interrelati; ha significato infine porsi in una prospettiva che prevede la replicabilità dei modelli virtuosi anche su territori più estesi.
La candidatura di Città metropolitana di Milano per la riqualificazione delle periferie si inserisce in questo disegno: la proposta di un welfare metropolitano per la rigenerazione urbana è di costruire un sistema di servizi per l’accoglienza e la coesione sociale promosso e gestito da una rete di Comuni che abbia individuato sul proprio territorio luoghi da destinare a tali attività. Interventi per la mobilità sostenibile, strutture abitative, poli culturali e programmi per l’inclusione sociale sono fra loro interconnessi affinché ciascuna amministrazione possa trarre, dalle relazioni reciproche che i soggetti attuatori sapranno costruire, un vantaggio in termini di funzionalità, di attrattività, di economicità degli interventi e dunque anche in termini di una progettualità che possa ulteriormente svilupparsi e aggregare altri nuclei di attività dando vita a nuove polarità territoriali.

 

2. Strategie di rispondenza al bando 2016: un programma integrato per una nuova abitabilità

Il Bando periferie 2016 proponeva un ampio spettro di interventi per la riqualificazione delle periferie urbane, indicando diverse tipologie di azione possibili. Città metropolitana di Milano ha individuato nella “realizzazione di nuovi modelli di welfare metropolitano e urbano” (art. 4, punto 3, lettera d del Bando) la chiave attraverso cui ripensare, con un progetto complessivo di rigenerazione, alle aree “caratterizzate da situazioni di marginalità economica e sociale, degrado edilizio e carenza di sevizi” (art. 4, punto 2).
A questo fine ha preso le mosse da ciò che contraddistingue le periferie milanesi, ovvero da quei territori dell’abbandono, prevalentemente esito della dismissione industriale, collocati sia in aree urbane, anche le più centrali, sia nelle aree tradizionalmente classificate come periferiche. L’obiettivo verso cui è stato orientato il progetto “Welfare metropolitano e rigenerazione urbana” è di riconvertire ambiti un tempo cuore dell’attività produttiva – con i relativi insediamenti residenziali a loro volta fulcro della vita e delle attività delle classi lavoratrici – in luoghi idonei a generare quelle che sono oggi le attività capaci di produrre urbanità. Generalmente collocate dove è più scarsa la dotazione di servizi, le aree dell’abbandono richiedono di essere riattivate attraverso progetti che producano un ribaltamento sia dal punto di vista dell’accessibilità, sia da quello della funzionalità, sia infine dal punto di vista della percezione da parte della cittadinanza: non più identificati come spazi marginali, questi luoghi devono potersi rappresentare come nuove centralità, perni di un'infrastruttura territoriale e sociale capace di aggregare attività diversificate e di unire differenti soggetti per la costruzione di una nuova abitabilità delle periferie metropolitane.
A questo scopo, è stata costruita una proposta progettuale per la riqualificazione di edifici e aree urbane che, come sopra accennato, affrontasse in maniera integrata differenti ambiti di intervento: da quello ambientale rivolto in particolare a promuovere una mobilità sostenibile sul territorio, a quello dell’inclusione abitativa, a quello della promozione culturale e sociale.
Sei raggruppamenti di Comuni, che comprendono complessivamente 31 amministrazioni, hanno partecipato al bando declinando la proposta di Città metropolitana ciascuno sulla base dei problemi emergenti e delle potenzialità presenti nel proprio contesto territoriale, nell’ottica di trasformarli in prospettive di lavoro e di innesco di processi di rigenerazione urbana. Di seguito se ne rappresenta una sintetica descrizione e la relativa rispondenza agli obiettivi del Piano strategico metropolitano.

2.1. Riqualificazione urbana e territoriale degli ambiti delle stazioni M2 lungo l'asta della Martesana

Promosso da un Protocollo di Intesa fra i Comuni di Bussero, Cernusco sul Naviglio, Cassina de’ Pecchi, Gorgonzola, Gessate, Vimodrone, Milano, il progetto prevede la ristrutturazione e riqualificazione funzionale di alcune stazioni della linea metropolitana M2 e del relativo sistema di accessibilità, ai quali si accompagnano il recupero degli edifici ERP e la riqualificazione del Giardino Cascina Tre Fontanili e del sentiero Burrona in Comune di Vimodrone e la realizzazione di una ciclofficina in Comune di Bussero. Questo progetto risponde prioritariamente all’obiettivo del Piano strategico di “contribuire allo sviluppo delle reti infrastrutturali per la mobilità”, declinato nel quadro di una più ampia rigenerazione degli ambiti urbani che si attestano sulla linea della M2 oggetto degli interventi, attraverso il recupero di edifici e spazi pubblici e l’attivazione di servizi che possano dare impulso all’intero sistema territoriale lungo l’asta del Naviglio Martesana.

2.2. Periferie al centro: Riqualificazione del Quartiere Satellite di Pioltello

Promosso da un Protocollo di intenti fra Prefettura e Tribunale di Milano, Comune di Pioltello con Caritas Ambrosiana, Diaconia Valdese, e altri soggetti, il progetto prevede la riqualificazione di uno dei quartieri maggiormente interessati da processi di marginalizzazione nell’intera area metropolitana. Attraverso una serie di azioni dirette a promuovere l’integrazione sociale, a sostenere politiche per il lavoro, ad arricchire l’offerta di spazi e programmi per le attività ricreative, il progetto “Periferie al centro” si propone di dotare l’ambito di Pioltello, a partire dalla rifunzionalizzazione di un centro sportivo e dall’apertura di uno sportello di sostegno all’abitare, di infrastrutture adeguate all’inserimento di tale contesto geografico in un sistema ampio di relazioni multilivello che ne trasformino la condizione di isolamento in condizione di elevata urbanità.

2.3. Integration-machine. Riqualificazione delle periferie dell'Alto Milanese

L’ampia compagine di soggetti che propone la riqualificazione delle periferie dell’Alto Milanese ha immaginato una “macchina per l’integrazione” che, a partire dalla riqualificazione di tre edifici nei Comuni di Legnano, Rescaldina e Castano Primo, innesca un processo di inclusione sociale che affianca alla realizzazione di spazi abitativi a basso costo e relativi piani di gestione, la progettazione partecipata di alcuni luoghi pubblici, la creazione di nuovi spazi di aggregazione, oltre a interventi di formazione per l’inserimento lavorativo dei giovani. Il progetto si propone di consolidare una già avviata collaborazione fra amministrazioni e terzo settore e di ampliare la rete degli attori in campo anche attraverso processi di partecipazione, rispondendo con questo intento all’obiettivo del Piano strategico di “attuare politiche orientate allo sviluppo sociale sostenibile e inclusivo, garantendo a tutti i cittadini pari opportunità”. I diversi poli di questa “macchina per l’integrazione” sono messi in rete non solo attraverso un sistema di gestione integrato, ma anche territorialmente attraverso l’implementazione di una linea del trasporto pubblico locale e la realizzazione di una pista ciclabile fra gli edifici oggetto di riqualificazione.

2.4. Rigenerazione urbana del Nord Milano

I Comuni di Cinisello Balsamo e Sesto San Giovanni presentano progetti eterogenei per il tipo di rigenerazione urbana proposta, accomunati dall’intento di costruire una nuova caratterizzazione identitaria di contesti marginali, perché poco accessibili o per la carenza di spazi di aggregazione e di servizi sociali e culturali che li contraddistingue. Due sono le tematiche progettuali interessate, la prima a carattere prevalentemente sociale, la seconda improntata alla riqualificazione ambientale. Il recupero e il riutilizzo di una cascina storica per un intervento di housing sociale, la rifunzionalizzazione di un edificio scolastico, oltre alla realizzazione di “Case di cittadinanza” in cui vengono messe a sistema alcune delle progettualità legate alla cultura e alla socialità già presenti sul territorio, sono i progetti volti a favorire l’inclusione sociale. La creazione di una rete ciclabile di interscambio tra i Comuni di Cinisello Balsamo, Milano, Sesto San Giovanni e Monza, e il progetto di riqualificazione del Parco rurale di Cascina Gatti e Adriano, a cerniera fra il sistema fluviale del Lambro e dei Parchi del nord-est Milano, si propongono invece rispettivamente di valorizzare i nodi d’interscambio di scala metropolitana permettendo la ricucitura del tessuto urbano periferico, e di migliorare la qualità paesaggistica e ambientale di quella che oggi è definita come una “no land use” per la presenza, in particolare, di un elettrodotto di cui viene previsto l’interramento.

2.5. RICA (Rigenerare comunità e abitare) verso Human Technopole

Il Patto per il Nord Ovest, di cui fanno parte tutti i Comuni della relativa zona omogenea, congiuntamente con le aziende speciali consortili “Comuni insieme” e “Sercop”, oltre a diversi partner come Fondazione Cariplo, propone interventi volti all’inclusione sociale di varie fasce della popolazione, nell’ottica di generare nuovi poli di riferimento per l’intera comunità urbana. Il recupero e la rifunzionalizzazione di alcuni immobili, fra cui una casa cantoniera di proprietà di Città metropolitana, sono orientati ad accogliere all’interno del medesimo edificio una casa per anziani e un centro didattico sperimentale per l’infanzia e la terza età, oppure un auditorium insieme a luoghi di aggregazione per anziani e bambini, o ancora la realizzazione di un community hub e uno spazio per l’abitare di fasce deboli. Rigenerare spazi periferici integrando differenti funzioni legate all’abitare, attraverso un progetto articolato sul territorio di più Comuni, risponde all’obiettivo del Piano strategico di “promuovere, anche attraverso la cooperazione tra pubblico e privato, con particolare riferimento al terzo settore, un nuovo sistema di welfare generativo, inteso come leva strategica per l’innovazione”, e si inserisce pienamente nell’orientamento generale della proposta di welfare metropolitano volto a promuovere logiche di rete per costruire un sistema di servizi per l’accoglienza e la coesione sociale.

2.6. Per una città di noi. Rigenerazione urbana e sviluppo socioculturale nel Sud Ovest

In uno dei contesti socio-economici più degradati della Città metropolitana, i Comuni di Pieve Emanuele e Rozzano propongono di costituire una Cabina di regia stabile al fine di sviluppare un polo socioculturale intercomunale formato da tre laboratori urbani, uno a prevalente carattere sociale, l’altro sportivo, l’altro ancora culturale, riqualificando tre strutture pubbliche esistenti. Il progetto si avvale della consolidata collaborazione tra i due Comuni per costruire un coordinamento politico, tecnico e associazionistico che promuova la riqualificazione urbana attraverso interventi di contrasto al disagio. I tre laboratori costituiscono tre incubatori finalizzati alla promozione della cittadinanza attiva e alla diffusione della responsabilità sociale nella comunità cittadina, luoghi di aggregazione capaci di attrarre i talenti e le risorse presenti sul territorio al fine di costruire un’identità di quartiere e di favorire i legami sociali, dando risposta ai problemi di degrado legati all’alta tensione abitativa, a un elevato tasso di micro-criminalità e all’acuto disagio giovanile che hanno storicamente connotato questa regione urbana.

 

3. Integrazione con altre iniziative compiute o in progress: l’incubatore metropolitano per la rigenerazione territoriale

Come già evidenziato, la Città metropolitana di Milano ha assegnato grande rilievo strategico al tema della rigenerazione urbana e territoriale. Prima ancora che nel Piano strategico, fin dalla definizione dei suoi principi statutari esso informa le scelte fondanti della nuova istituzione.
La definizione di politiche orientate alla rigenerazione delle periferie metropolitane in una logica policentrica rientra infatti tra i contenuti del Piano territoriale metropolitano elencati dal comma 4 dell'articolo 36 dello Statuto dell'Ente.
Il tema, diventato centrale nelle politiche nazionali con il Programma straordinario di intervento per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie, ha assunto in seguito anche nel contesto milanese una rinnovata prospettiva strategica. Città metropolitana ha colto l’importante opportunità offerta dal Programma straordinario, ma la sfida è ora consolidare l'esperienza in corso, trasformando un'occasione legata a un programma straordinario in una prassi ordinaria e virtuosa.
Nell'ambito della revisione triennale del Piano strategico, delle attività di sviluppo del progetto finanziato dal Programma straordinario e dell'avvio della redazione del Piano territoriale metropolitano, Città metropolitana sta attivando, con i propri Comuni e con altri attori rilevanti del territorio, concrete azioni di rigenerazione urbana e territoriale, fondate su alcuni asset prioritari, tra i quali la valorizzazione dei beni pubblici, la promozione di forme di finanza sostenibile per l'investimento in infrastrutture sociali e la definizione di modelli di intervento per le periferie private impoverite. 
Nell'ambito della revisione del Piano strategico (in corso di elaborazione riferita al triennio 2018-2020) sono state inserite tre proposte progettuali, che rappresentano altrettante linee di sviluppo del progetto Welfare metropolitano e rigenerazione urbana.
Una prima proposta riguarda la definizione e l'implementazione dell'”Incubatore metropolitano per la rigenerazione territoriale”, definito come la struttura di promozione e supporto delle progettualità del territorio attraverso una serie di servizi offerti sia direttamente che attraverso la sua rete di relazioni. L'incubatore, pensato come una piattaforma di incontro tra progetti di rigenerazione e opportunità di sviluppo, opererà per alimentare e coordinare lo sviluppo delle progettualità sul territorio in tema di rigenerazione spaziale, fornendo differenziati livelli di cooperazione ai Comuni metropolitani: formazione/informazione sul monitoraggio dei finanziamenti, erogazione di tecnologia, consulenza sulla definizione e lo sviluppo dei progetti, consulenza amministrativa, networking con altri stakeholder per la costruzione di partnership, fino ad attività di comunicazione e marketing. L’incubatore mira così a promuovere lo sviluppo progettuale e la creazione di interventi, integrando talenti, know-how e reperimento di capitale all’interno di una rete che favorisce la crescita del territorio, misurata nella sua capacità di rigenerazione urbana. Oltre a tutto questo, esso potrà costituire una sorta di “certificatore di qualità” dei partner e dei progetti che si sviluppano al proprio interno, in termini di aderenza alle strategie sovra locali (PON, Intesa quadro con Regione, Piano Strategico Metropolitano, PTM, PTR…) e in termini di corrispondenza ai modelli di governance condivisi e modellizzati.
Una seconda strategia assunta nella revisione triennale del piano riguarda la valorizzazione dei beni pubblici per la rigenerazione territoriale e la promozione di forme di finanza sostenibile per l'investimento in infrastrutture sociali. Obiettivo della proposta è definire, implementare e realizzare progetti di riuso e riqualificazione di spazi e strutture di proprietà pubblica inutilizzati o sottoutilizzati che possano generare significative ricadute di natura sociale e ambientale ma anche opportunità di sviluppo economico e di leva finanziaria per ulteriori progetti.
La valorizzazione potrà avvenire seguendo due percorsi. Il primo contempla l'alienazione dei beni mediante procedure di selezione di proposte che tengano in prevalente considerazione aspetti di qualità tecnico-progettuale che producano benefici per la comunità in termini di attenzione all'ambiente, efficienza energetica, finalità sociali, ecc. Il secondo, in una prospettiva di mantenimento dell'assetto proprietario dei beni e di revisione dei loro modelli d'uso e gestione, secondo forme di concessione degli spazi che prevedano l'ibridazione di funzioni sociali e funzioni a mercato e di partner profit e no-profit in grado di ottimizzarne l’uso nella direzione di una maggiore sostenibilità economica, sociale e ambientale.
Per suggerire metodi e contenuti del programma delle attività di progetto sono stati preliminarmente assunti alcuni modelli di riferimento, individuati rispettivamente: nello schema con cui il Comune di Milano ha partecipato a “Reinventing Cities”, il bando internazionale lanciato da C40 che prevede l'alienazione di siti inutilizzati o in stato di degrado da destinare a progetti di rigenerazione ambientale e urbana; nell'innovativa categoria spaziale dei NUB “new urban bodies”, organismi urbani polifunzionali in grado di ottimizzare l’uso degli spazi, componendo e ibridando attività redditizie e attività sociali e promuovendo il coinvolgimento delle realtà locali nella gestione di alcune parti, nella direzione di una maggiore sostenibilità economica, sociale e ambientale.
La terza linea di sviluppo strategico riguarda la sperimentazione di modelli d’intervento innovativi nei contesti periferici, con un particolare fuoco sugli ambiti meno esplorati dalle politiche di inclusione abitativa e sociale nei contesti delle periferie di proprietà privata dei territori metropolitani. 

 

4. Risposte tecnologiche, criticità attuative, ricadute operative: l’osservatorio di progetto

La prospettiva della rigenerazione territoriale si accompagna a un radicale cambiamento del modo di affrontare la pianificazione. Programmare interventi di rigenerazione spaziale alla scala metropolitana presuppone, come è stato evidenziato, l'acquisizione di specifiche competenze e la sperimentazione di pratiche non consuete.
È necessario saper integrare tra loro temi e dimensioni che all’interno delle amministrazioni hanno tipicamente rappresentato ambiti di competenza separati, saper agire in modo trasversale ai tradizionali confini amministrativi e costruire aggregazioni strategiche all’interno di territori ampi, saper infine mobilitare attori e comunità molteplici nell’organizzazione pratica di servizi che, combinando welfare e altre funzioni di rilevanza metropolitana, sappiano costituire nuove centralità per il territorio.
La dotazione di tali capacità e lo sviluppo di un'attitudine progettuale rappresentano gli obiettivi rispetto ai quali Città metropolitana, grazie alle risorse derivate dal Bando periferie, intende intraprendere un più generale re-arrangement per veicolare l’innovazione organizzativa. Guardando oltre il programma, in una dimensione strategica di medio-lungo periodo, l'attivazione dell'incubatore metropolitano per la rigenerazione territoriale rappresenta la sfida più ambiziosa, comportando la realizzazione di una struttura dedicata nell'assetto organizzativo di Città metropolitana di Milano.
Alcuni passi sono stati compiuti nella direzione tracciata, ma l'orizzonte temporale assunto traguarda la completa attuazione triennale del progetto finanziato dal Bando periferie.
La fase progettuale necessaria per attivare l'Incubatore metropolitano della rigenerazione territoriale contempla, da una parte, l'analisi e la messa a sistema del patrimonio di persone, tecnologie e know how presente in Città Metropolitana e, dall’altra, un audit del territorio in termini di stakeholder (Comuni, enti territoriali, associazioni di categoria, università) per evitare duplicazioni e dispersioni di competenze e costruire una rete preliminare partecipe alla fase di gestazione.
A tal fine, è stata attivata una ricerca, in forza di un'apposita Convenzione sottoscritta con il Dipartimento Architettura e Studi urbani (DASTU) del Politecnico di Milano, finanziata mediante assegno ex art. 22 Legge 30.12.2010 n. 240, avente per oggetto proprio un'analisi di riferimento, una valutazione di fattibilità e un'impostazione di percorsi progettuali, nel contesto metropolitano milanese, di modelli operativi indirizzati alla rigenerazione urbana.
È stata inoltre definita la progettazione della piattaforma online di gestione documentale del progetto Welfare metropolitano e rigenerazione urbana e dell'applicativo del suo Osservatorio Web GIS, con l'obiettivo di dare la massima trasparenza e visibilità pubblica delle attività nel loro progredire e di costituire basi strumentali per il futuro incubatore.
Sotto il profilo del monitoraggio e della comunicazione pubblica, si sta mettendo a punto un modello di valutazione ad hoc, coordinato con le diverse fasi di evoluzione del progetto e funzionale a tener sotto controllo il conseguimento dei risultati previsti, in termini di “efficacia” rispetto agli obiettivi attesi. Il monitoraggio del progetto oggetto di finanziamento, infatti, è regolato a livello nazionale dall'apposito gruppo istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, ma Città metropolitana di Milano intende affiancare agli adempimenti obbligatori un'attività di valutazione rivolta a individuare e affrontare i nodi “sensibili” che emergono dal percorso attuativo nel suo più generale sviluppo.
L'"Osservatorio del progetto" che si sta realizzando avrà un taglio più ampio e comunicativo, assolvendo a diverse funzioni tra cui la volontà di rendere trasparenti i processi di finanziamento-realizzazione degli interventi e l'alimentazione dell'interesse generale per il progetto dando rilievo ed evidenza alle iniziative territoriali collegate.

 

5. Conclusioni: numeri e risultati attesi

La dimensione complessiva dell’investimento, di 50 milioni di euro, corrisponde alla somma dei contributi richiesti da ciascun raggruppamento di Comuni per un totale di circa 39 milioni di euro, più 11 milioni di co-finanziamento da parte dei Comuni e di soggetti privati. Una percentuale di circa 1,7 % è stata destinata a Città metropolitana di Milano per condurre la regia del progetto.
I risultati attesi concernono sia il merito della proposta, sia il metodo che si intende con essa sperimentare. La costruzione di nuovi spazi di coesione e di accoglienza, insieme alla realizzazione o alla riqualificazione di infrastrutture che facilitino le connessioni territoriali, sono i risultati che Città metropolitana si attende al fine di raggiungere l’obiettivo generale di una rigenerazione urbana diffusa delle aree più marginali della regione metropolitana milanese.
Il metodo che con questa proposta si intende perseguire, ovverosia una progettualità multisettoriale condotta in rete tra più soggetti presenti sul territorio, rappresenta un risultato nei termini dell’individuazione di nuovi modelli di governance che siano esportabili in altri contesti e dunque che permettano di costruire un metodo di lavoro replicabile. Affrontare le politiche di rigenerazione urbana non più in modo occasionale, ma con un’impostazione progettuale complessa che sappia produrre sinergie fra diverse azioni, ambiti d’intervento, strumenti, nonché risorse attivabili sul territorio, costituisce il risultato più atteso per un ente in fase di costruzione come è attualmente la Città metropolitana. Intercettare e far convergere le “buone pratiche” e le relazioni fra diversi soggetti entro una regia unitaria sono gli obiettivi che Città metropolitana di Milano si pone, nella prospettiva di lavorare in modo strutturale sul coordinamento delle partnership pubblico/privato per i futuri progetti di rigenerazione dei suoi territori.

 

Note

* Il testo è stato elaborato in comune, tuttavia i paragrafi I, II e V sono da attribuirsi a N. Pezzoni e i paragrafi III e IV da I.S. Botto.

 

Le autrici

Isabella Susi Botto. Architetto, PhD in Pianificazione territoriale e ambientale, è responsabile del Servizio Programmazione politiche territoriali della Città metropolitana di Milano e del monitoraggio del Bando periferie. Autrice, con S. Di Vita, di “Oltre l’Expo 2015. Tra dimensione ordinaria e straordinaria delle politiche urbane”.

Nausicaa Pezzoni. Architetto, PhD in Governo e Progettazione del territorio, è funzionario tecnico della Città metropolitana di Milano e docente a contratto di Progettazione urbana presso la Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni del Politecnico di Milano. Autrice de “La città sradicata. Geografie dell’abitare contemporaneo. I migranti mappano Milano".

 

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