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Il progetto PRIUS di Prato: la “periferia” come risorsa per definire un nuovo modello di urban re-use management.
Riccardo Pecorario, Francesco Procopio, Maurizio Silvetti, Letizia BenigniPDF




 

Parole chiave: Rigenerazione, Riuso Urbano, Circolarità, Rifunzionalizzazione, Urban Lifestyle

 

Abstract:
Il Comune di Prato con i suoi 193.325 abitanti è la seconda città della Toscana e la terza dell'Italia Centrale. Famosa nel mondo per il suo distretto tessile, la città ha conosciuto tutta la stagione dello sviluppo industriale, cui ha corrisposto un’urbanizzazione caotica e bulimica. L’arretramento economico cominciato negli anni ’90 ha segnato anche fisicamente la città, svuotando i luoghi della produzione e lasciando dietro di sé sacche di abbandono e degrado edilizio. Un background che rende Prato il luogo ideale per sperimentare nuove soluzioni in termini di pianificazione urbana. Il progetto PRIUS, che mira a rifunzionalizzare luoghi pubblici sottraendoli allo stato di perifericità, si inserisce in una strategia complessiva che guarda ad un nuovo modello di urban re-use management.

 

 

Ragioni e contenuti del progetto

Il tema della periferia urbana è uno degli argomenti principali di approfondimento della disciplina urbanistica contemporanea. Il processo di rigenerazione urbana per essere efficace deve basarsi su una serie di precondizioni necessarie alla riuscita dell’opera di riqualificazione:
un dettagliato studio delle condizioni dell’area urbana;

L’analisi delle interazioni fra i diversi sistemi: economico, sociale, morfologico, della mobilità, che s’interfacciano su un territorio, sono essenziali per la pianificazione e la progettazione urbanistica e territoriale odierna.
Prato con i suoi 193.325 abitanti è la seconda città della Toscana e la terza dell'Italia Centrale per numero di cittadini residenti. Prato è famosa in tutto il mondo per il suo distretto tessile, che rappresenta circa il 3% della produzione tessile europea. Tremilacinquecento imprese tessili e oltre quattromila imprese di abbigliamento danno lavoro a circa 33.000 lavoratori in quella che è considerata un'industria al servizio dei grandi marchi della moda ma anche della produzione di fast fashion, settore in cui Prato è leader in Europa e riferimento per la grande distribuzione organizzata.
Prato è conosciuta nel mondo non solo per il suo distretto tessile, ma anche perché conta oltre 100 gruppi di immigrati presenti sul territorio, ed è pertanto una delle realtà italiane più multietniche nel panorama europeo dove è definita un “hot spot” per l’immigrazione e l’integrazione. Il fenomeno è notevole non solo per la sua grandezza, ma anche per la velocità con cui si è sviluppato. Al 31.12.2017 l’incidenza della popolazione straniera residente era di 38.199 unità, che sul totale della popolazione residente è pari al 19,17%.
Il progetto PRIUS, “Piano per la RIqualificazione Urbana e la Sicurezza della periferia prossima alle mura del centro storico” del Comune di Prato, nasce dall’esigenza di riqualificare e rifunzionalizzare un’area periferica della città che, negli anni, ha subito costanti trasformazioni ed è stata segnata da marcati fenomeni di crisi, soprattutto di tipo sociale e urbana.
L’ambito urbano nel quale è collocata l’area di progetto ha una superficie complessiva pari a 1,25 kmq e conta quasi 4.000 abitanti, di cui 743 di origine straniera.
PRIUS è un progetto che parte dal concetto di “Sustainability Sensitive Urban Design” (SSUD) inteso come procedimento che risponde ad alcuni principi strategici con cui affrontare i temi della rigenerazione urbana: valorizzando il patrimonio delle risorse di contesto della città in modo riproduttivo e non distruttivo, migliorando le condizioni di vita delle popolazioni locali, e riqualificando gli assetti spaziali che caratterizzano il paesaggio urbano (Zazzero, 2013).
Uno dei temi centrali e strategici dell’Atto d’Indirizzo dell’amministrazione comunale è proprio quello del riuso, che sarà il vero leit motive del nuovo Piano Operativo (da ora in avanti PO, a oggi in fase di approvazione) prevedendo un ruolo centrale alla trasformazione del patrimonio edilizio esistente, in particolare quello industriale, nell’ambito delle aree urbane.
L’insieme integrato degli interventi di rigenerazione del progetto PRIUS è rivolto a migliorare le relazioni dell’area progettuale con i tessuti urbani circostanti e con il centro, recuperando edifici dismessi o sottoutilizzati, prevedendo nuovi servizi e dotazioni di aree verdi, incentivando la mobilità sostenibile, la sostenibilità ambientale e quindi l’inclusione sociale. Il progetto interviene su 3 nodi principali: la Stazione del Serraglio, il Parco Fluviale del Bisenzio, e l’area che va da Piazza Mercatale a Pizza San Marco. Ogni nodo è collegato a un progetto che affronta un tema strategico della riqualificazione urbana:

Con il progetto PRIUS il Comune di Prato ha voluto perseguire i seguenti risultati attesi:

Il progetto complessivo affronta anche i temi di carattere sociale, con particolare attenzione all’emergenza casa e alle persone senza fissa dimora. Gli interventi in quest’ambito intendono potenziare le prestazioni e i servizi di scala urbana da parte del terzo settore, per migliorare l’inclusione sociale, e sviluppare nuovi modelli di welfare.
In particolare, è prevista la ristrutturazione di un edificio adibito a edilizia residenziale pubblica, che unisca la funzione residenziale a quella di servizio, con spazi-laboratorio per attività di formazione, piccole iniziative produttive e artigianali, e attività di promozione sociale, oltre che la ristrutturazione del dormitorio per i poveri senza fissa dimora, di proprietà comunale, e gestito dall’Associazione Giorgio La Pira.
L’insieme di tutti questi interventi contribuisce fortemente alla strategia generale dell’Amministrazione, volta a generare relazioni tra decoro urbano, rigenerazione urbana, riqualificazione ambientale, valorizzazione degli spazi pubblici e servizi offerti, e miglioramento della capacità connettiva del tessuto urbano.

Strategie di rispondenza al bando Periferie 2016

Il bando ministeriale per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie (ex D.P.C.M. 25.05.2016), ha rappresentato una importante opportunità per le municipalità di mettere in pratica soluzioni e progetti rispondenti a un nuovo modello di pianificazione e gestione urbana. Le declinazioni del concetto di riqualificazione del patrimonio periferico edilizio, urbano e territoriale possono essere molteplici. A causa dei cambiamenti economici, sociali e culturali, le città sono chiamate a trasformarsi e a riorganizzare spazi e aree periferiche in base a nuovi principi e logiche di sviluppo: in questo senso i “vuoti urbani” e gli spazi non più utilizzati si offrono come opportunità per ripensare le funzioni del territorio sviluppando nuove sinergie tra pubblico, privato e sociale.
Questo progetto trae le mosse dagli effetti che la crisi economica ha determinato nel distretto pratese, crisi che ha indotto una radicale trasformazione del modello non solo produttivo, ma anche sociale, culturale e urbano. Considerando periferie tutte le aree urbane caratterizzate da situazioni di marginalità economica e sociale, degrado edilizio e carenza di servizi, il Comune di Prato ha potuto implementare una serie di progettazioni integrate su un’area problematica della città, in linea con gli obiettivi del bando in cui si chiedeva di attivare progettazioni di rigenerazione urbana che andassero a integrare interventi fisici di trasformazione e riqualificazione a interventi immateriali di welfare, innovazione sociale, sviluppo economico. In questo senso, nel progettare aree vivibili che possano davvero migliorare la qualità della vita, diventa prioritario orientare ogni intervento di trasformazione urbana in modo da migliorare la qualità della vita nella città, l’innovazione nel disegno dei servizi, la qualificazione dei modelli di sviluppo e la cura del rapporto con il territorio.
Uno dei temi centrali per la riqualificazione urbana metropolitana delle periferie è la ricerca della mixité, sia funzionale che sociale, mescolando le funzioni abitative (pubbliche e private), con quelle del lavoro e del tempo libero, contrastando così la monofunzionalità tipica di queste aree urbane. Nel fare ciò, con il progetto PRIUS, si è cercato di predisporre un mix innovativo andasse per andare oltre la tradizionale impostazione di “servizi-residenza-attività”, ma che comprendesse invece il tempo libero, lo sport, e l’entertainment, e quindi integrando le funzioni non solo all’interno dei singoli edifici riqualificati, ma nell’intera città – multiuse city – rendendo così l’area periferica davvero funzionale e non più concepita come un luogo confinato e separato dalla città (Vitillo, 2010). In questo senso, il concetto di Spazio Pubblico è stato centrale per realizzare la progettazione integrata, nella logica di promuovere un’idea di Città Pubblica aperta all’uso dei cittadini: un network di luoghi di aggregazione pavimentati o verdi, progettati nella filosofia dell’accessibilità totale, connessi gli uni con gli altri e in grado di formare un continuum spaziale che attraversi la città densa e che si irradi nel territorio più aperto (fig. 7).
Il bando ministeriale ha posto infine una particolare attenzione alle sinergie, prevedendo una premialità per quei progetti capaci di attivare un’azione combinata tra finanziamenti pubblici e privati, nell’ottica di convogliare tali iniziative verso il comune obiettivo della riqualificazione dell’area. Le politiche di riqualificazione urbana, infatti, risultano significative laddove si attivano partnership strategiche locali tra istituzioni pubbliche, imprese private, organizzazioni di volontariato e per la comunità, contribuendo in maniera più incisiva al cambiamento di immagine delle città.
Nel progetto PRIUS, la tipologia di cofinanziamento pubblico/privato è stata diversificata in relazione al tipo di intervento. Il progetto complessivo è andato a integrarsi a una serie di progetti attivati da parte di soggetti privati e con altri finanziamenti di tipo pubblico.

Integrazione con altre iniziative compiute o in progress

Riuso e rigenerazione del patrimonio esistente sono i principi di rinnovamento che ispirano il nuovo Piano Operativo del Comune di Prato che guideranno la futura gestione del patrimonio edilizio della città. Il nuovo PO, nella logica di delineare uno scenario di sviluppo sostenibile della città a “volume zero”, determina le modalità di intervento relative al riuso degli edifici che appare come una risposta concreta, nel breve periodo, alle richieste di molteplici settori, alla rigenerazione urbana e alla perequazione, rispetto ai quali il Comune di Prato risulta essere dotato di strumenti normativi avanzati che dovranno essere implementati e innovati.
La riflessione sul riuso e la trasformazione del patrimonio edilizio esistente s’inserisce nell’ambito di una strategia più allargata sulla città, che vede in Prato uno dei luoghi paradigmatici a livello internazionale sulle pratiche di riuso. Un contesto dinamico e incentrato sulle tematiche ambientali, che può ambire a proporsi come eco-distretto: “Prato come distretto europeo del re-cycle”.
Partendo da questo progetto di riqualificazione, l’amministrazione ha elaborato altre progettazioni sinergiche e complementari per chiudere il cerchio e focalizzare meglio la strategia complessiva di gestione dell’intera area. Per renderla più attrattiva, sono state svolte molte azioni sul parco fluviale denominato “Riversibility”. L’asta fluviale, infatti, costituisce una riserva fondamentale di biodiversità ed è la struttura idraulica primaria anche per il perseguimento di obiettivi di resilienza territoriale. Si tratta di una risorsa fondamentale, inoltre, per lo sviluppo turistico sostenibile, l’utilizzo delle fonti rinnovabili, il tempo libero e la salute dei cittadini. Il progetto è commisurato a una nuova fruizione dell’attuale pista ciclabile dislocata sulle due sponde del Bisenzio, non solo dal punto di vista della mobilità sostenibile, ma anche per lo sviluppo di piccole attività commerciali.
Questo aspetto è diventato un asse strategico della pianificazione urbana cittadina, in primis perché il progetto si è sviluppato attraverso un percorso partecipativo che ha coinvolto cittadini e associazioni della città, con l’ipotesi di fondo che la presenza di “Spazi” progettati per essere effettivamente vissuti, migliorino la salute fisica delle persone, i loro rapporti, e la capacità di occuparsi della qualità dei luoghi della vita collettiva.  
Quattordici incontri, svolti tra gennaio e aprile 2017 che hanno registrato una grande affluenza, hanno permesso all’amministrazione di illustrare e condividere con cittadini e stakeholder lo studio di fattibilità progettuale, al fine di individuare le caratteristiche degli interventi, ritenuti fondamentali, da inserire nel progetto definitivo/esecutivo. Altro importante obiettivo è stato coinvolgere tutti i soggetti che a vario titolo potranno candidarsi come gestori e organizzatori dei vari servizi previsti nel piano di riqualificazione del lungofiume.
Riversibility oltre che un progetto di riqualificazione di un’area naturale della città poco utilizzata e soggetta a fenomeni di degrado e sicurezza, è un progetto sugli stili di vita, sulla promozione della salute e del benessere dei cittadini e dei luoghi dedicati alla socialità e alla comunità. È anche un progetto che guarda ai temi dell’economia circolare, perché si propone di dotare il parco di alcune strutture di servizio: container riciclati, ma anche semplici attrezzature a terra o elementi di arredo e impianti per il gioco, derivanti da materiali di recupero (fig. 8).
A tal fine, il Comune di Prato, capofila a livello nazionale sull’Agenda Urbana Europea per l’economia circolare e città inserita dal Ministero dell’Ambiente come ente sperimentatore per promuovere iniziative innovative e dimostrative attraverso il protocollo “Città per la circolarità”, sta puntando a creare una nuova vision della città, sfruttando la “necessità”, di recuperare e riqualificare le aree urbane caratterizzate da situazioni di marginalità economica, sociale e edilizia, come una vera e propria “opportunità” per i cittadini e per l’ambiente.

Risposte tecnologiche, criticità attuative, ricadute operative

La conoscenza profonda da parte dell’amministrazione comunale dell’area di progetto, ha permesso di formulare una proposta più efficace, e grazie a un controllo più capillare del territorio e delle sue criticità, i risultati e l’innovatività della proposta sono stati più soddisfacenti.
Il Comune di Prato, in qualità di ente sperimentatore del progetto UrBes, ha individuato l’area di progetto attraverso l’elaborazione di un indice, detto di deprivazione, utile alla lettura delle condizioni di disagio socio-economico e di svantaggio di una determinata popolazione o zona, che aiuta quindi a comprendere quali siano le zone maggiormente a rischio e uno stimolo per indirizzarvi interventi di sostegno e riqualificazione. Le ricadute operative del progetto PRIUS sono state definite rispetto ai vari “bottleneck” individuati nell’area, e sono state pensate con l’intento di: aumentare la fruibilità delle aree interessate da fenomeni di abbandono, e potenziare l'offerta di servizi rivolti all'inclusione sociale e alla socializzazione.
Le potenziali criticità attuative del progetto sono attenuate dalla certezza del cronoprogramma di attuazione presentato, e dai report trimestrali da presentare al comitato di monitoraggio del programma sullo stato avanzamento lavori.
Nell’ambito progettuale, la pianificazione urbanistica degli interventi si è incrociata con la più ampia strategia di città smart del Comune e con la sperimentazione della tecnologia 5G che vede Prato come una delle 5 città italiane che realizzeranno soluzioni e servizi innovativi a beneficio del cittadino. Migliorare e facilitare alcuni servizi nell’area, attraverso piattaforme robotiche, è una delle risposte tecnologiche individuate dall’amministrazione attraverso il progetto “Robocam”, all’interno del quale verranno svolti servizi di videosorveglianza, servizi di e-gov e di front end con il cittadino, ausili per i cittadini svantaggiati, informazioni turistiche ecc.

Conclusioni

Le iniziative promosse dal Comune di Prato in questo triennio sono state indirizzate a una nuova strategia di pianificazione urbana e si sono concentrate sul ruolo positivo che le periferie urbane possono rivestire nei processi di rigenerazione urbana. Il processo di riconversione dell’area, caratterizzata da edifici e spazi inutilizzati/sottoutilizzati è collocabile oltre come asse centrale del nuovo PO, anche «nel più generale processo di trasformazione e creazione di beni pubblici, e nell’ottica dell’ innovazione sociale intesa come cambiamento del modo di percepire e intendere il patrimonio urbano dismesso» (Kosova, 2017).
Partendo dal presupposto che la città contemporanea, per vari motivi, è sempre più soggetta a trasformazioni che continuano a produrre spazi vuoti che cambiano anche il modo di abitarla, la pianificazione urbana non è chiamata solo a recuperare fisicamente gli spazi, ma anche a rispondere alle diffuse e mutevoli esigenze sociali, culturali e ambientali (Kosova, 2017).
Le amministrazioni comunali si trovano pertanto a dover ripensare le loro strategie di progettazione urbana e ad adottare nuove filosofie per concepire “la città del futuro” come occasione di sviluppo locale. Un background particolare quello della città di Prato che la rende il luogo ideale per sperimentare nuove soluzioni in termini di pianificazione urbana. Il progetto PRIUS ne è la chiara testimonianza: un insieme integrato di interventi a servizio della rifunzionalizzare dei luoghi pubblici che vengono sottratti allo stato di perifericità e restituiti alla città per essere effettivamente vissuti (fig. 9). Questo progetto ha posto le basi per stabilire una strategia complessiva che guarda a un nuovo modello di urban re-use management, prefigurando ipotesi multiscalari e multidisciplinari all’interno della città.

 

Gli autori:

Riccardo Pecorario, architetto, laureato presso l’Università La Sapienza di Roma, ha lavorato nella redazione e formazione di Piani urbanistici di livello comunale e nella Regolamentazione dell’attività edilizia, oltre che in attività di carattere progettuale relative ad opere pubbliche. Particolari applicazioni nella sostenibilità dell’attività edilizia e nella disciplina dell’accessibilità architettonica e urbana. Dirigente del Servizio Governo del territorio ed Edlizia pubblica del Comune di Prato, ove svolge la propria attività professionale dal 1984. Svolge attualmente le funzioni di RUP del PRIUS “Piano per la riqualificazione Urbana e la Sicurezza della periferia prossima alle mura del centro storico“.
Francesco Procopio, architetto, laurea magistrale in architettura presso l‘Università di Firenze. Ha svolto per circa dieci anni attività di cultore della materia presso la cattedra di progettazione del professor Natalini; nel Comune di Prato si occupa di progettazione e D.L., in special modo di edilizia storica e monumentale, servizio di cui è il responsabile dal 2008.
Maurizio Silvetti, architetto, specializzazione urbanistica presso Uni-Roma, Alta formazione economia Uni-Bologna, Diploma post-uni-Domus Academy Milano, ha diretto gli uffici tecnici di Montecatini, Rieti e Montevarchi. Responsabile per il Comune di Prato della gestione diagnostica e manutentiva edifici, direttore lavori del progetto Riversibility, RUP del Piano Operativo urbanistico.
Letizia Benigni, laureata in analisi e politiche dello sviluppo locale e regionale presso la facoltà di Scienze Politiche di Firenze nel 2011, vanta un'esperienza in progetti di ricerca e cooperazione a livello europeo, nazionale e regionale. Collabora con il Comune di Prato su progetti riguardanti la riqualificazione urbana e le periferie.

 

Note

1. Dati aggiornati al 31/12/2017 in base ad elaborazioni Ufficio Statistica Comune di Prato.
2. Il Comune di Prato ha aderito al progetto UrBes 2015 partecipando al nucleo misto (composto da esperti dell’Istat e di nove comuni d’Italia) stabilendo un set di indicatori sul quale si elaborano i risultati sulle tendenze del Benessere Equo e Sostenibile. I 60 indicatori misurano molteplici aspetti degli 11 domini in cui si articola il concetto di benessere, che ha una connotazione multidimensionale e non si riferisce, infatti, soltanto a lavoro e benessere economico, particolarmente rilevanti in una fase di crisi come questa, ma anche al complesso della qualità della vita dei cittadini.
3. Con il termine “deprivazione” si intende assenza di ciò che è necessario, più è alto il valore dell’indice di deprivazione più è alto il rischio di disagio socio-economico e di mancanza di ciò che è necessario a livello materiale.
4. La Commissione europea ha predisposto un Action Plan per il 5G e ha invitato gli stati membri ad individuare entro il 2018 almeno una città dove avviare la sperimentazione del 5G. Con un proprio piano d’azione, in anticipo sulla tabella di marcia prevista nell’Action Plan, il 16 Marzo 2017 il Ministero dello Sviluppo Economico ha pubblicato l’avviso che dà il via al processo di sperimentazione del 5G in 5 città italiane: l’area metropolitana di Milano, Prato, L’Aquila, Bari e Matera.

 

Riferimenti bibliografici

Passarelli D., Critelli F., Errigo M., Mauro G., Salerno G., Tucci N., (2012), “Indirizzi e strategie per la rigenerazione urbana e territoriale: la riqualificazione dei contesti edificati spontanei. Una esemplificazione sugli effetti prodotti dagli strumenti di programmazione”, Università Mediterranea di Reggio Calabria
Zazzero E., (2013), L’urbanistica e la resilienza. Una nuova cultura del Sustainability Sensitive Urban Design per la rigenerazione urbana, Paper presentato al XXVIII Congresso Nazionale Istituto Nazionale di Urbanistica, Salerno
Kosova A., (2017), Creatività e pratiche di riuso degli spazi urbani, Paper presentato all’interno di “La città creativa”- Biennale dello Spazio Pubblico, manifestazione promossa dal Consiglio Nazionale degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori, dall’Istituto Nazionale di Urbanistica, dall’Ordine degli Architetti di Roma e dal Dipartimento di Architettura dell’Università Roma TRE, con la collaborazione di UN-Habitat e di ANCI.
Vitillo P., (2010), ECOSCIENZA,  Numero 3

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