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Le développement durable, l'intelligence du XXIe siècle (Dominique Bidou1). Recensione di Massimo Angrilli

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Dominique Bidou ha una visione della sostenibilità positiva e accattivante. Lontana da quella che incontriamo frequentemente e che vede l’umanità incamminarsi verso un futuro di redenzione e penitenza. La visione espressa da Bidou nel volume Le développement durable, l'intelligence du XXIe siècle si costruisce passo dopo passo come un nuovo modo di pensare, indispensabile per affrontare la tappa successiva nella vita dell’umanità, quella della stabilizzazione della crescita demografica e del prelievo di risorse. Un nuovo modello di sviluppo che alla crescita quantitativa giustappone forme non convenzionali di progresso, più diversificato e soprattutto fondato su una risorsa inesaurabile: il talento dell’uomo. In questo libro lo sviluppo sostenibile, o durevole come vuole l’accezione francese, è visto come una opportunità da cogliere, un valore aggiunto o, per usare le parole dell’autore, un contenuto “extra”. Lontano dal catastrofismo che contraddistingue una parte dei pensatori contemporanei, il libro offre una prospettiva allettante, da accogliere gioiosamente, quella di un mondo nuovo da costruire secondo rinnovati principi e non sulla reiterazione di modelli del passato. L’umanità, lontana ormai dal comandamento “Crescete e moltiplicatevi”, affronta la fase della maturità, dopo un’adolescenza trascorsa a “sperperare” le risorse del pianeta: “Una nuova era in cui il futuro si costruisce, si decide, si forgia su convinzioni, valori e desideri, ma anche sull’analisi della situazione, in una costante ricerca di una forma di progresso permanente della nostra condizione...”.
Il progetto di una nuova società suscita in Bidou un paragone con il XVIII secolo, un nuovo Illuminismo che coinvolge tutti nella ricerca di nuove idee, rifuggendo da quelle vecchie. In questa avventura siamo però, ammonisce Bidou, tutti apprendisti di fronte al nostro più impegnativo compito: disegnare la road map per il futuro del pianeta. Per far avanzare concretamente la nostra società verso il nuovo modello di sviluppo non bastano i principi generali e le campagne di comunicazione, occorre uno sforzo globale per mobilitare quell’intelligenza collettiva che viene evocata nel titolo e più volte durante il suo svolgersi. Una intelligenza che si applica a differenti settori della vita che vengono indicati capitolo per capitolo e che interessano numerosi settori della vita sociale, dall’economia alla politica, dall’energia all’ambiente, passando naturalmente per l’urbanistica e la città.
Il volume si conclude proponendo 11 “ricette” che affrontano un po’ tutti i temi ritenuti centrali per riprogrammare il modello aziendale del pianeta terra: gli studi di impatto; la gestione differenziata; l’importanza dell’uso; la ricerca della qualità; la capacità di prevedere l’adattabilità; la ricerca del consenso; il monitoraggio dei consumi; l’importanza della prevenzione (tout en amont); la necessità di aumentare la capacità produttiva e l’intensità d’uso (faire le plein sans modération); l’utilità della comunicazione e della divulgazione; infine l’importanza di avere pochi chiari riferimenti per orientarsi nel cammino verso il nuovo modello di sviluppo.
Costruito in parte sulla base di testi scritti sul proprio blog, tenuto dal 2006 e poi divenuto un sito, il volume adotta un linguaggio diretto, giornalistico, che ha il grande pregio di far comprendere con semplicità argomenti complessi, tenendo con coerenza il filo del discorso sul nuovo modello di società, affidato all’intelligenza collettiva, alla sensibilità ed al talento degli uomini, uniche risorse su cui, esaurito il petrolio, fondare le prospettive di futuro.

1 Ingegnere e demografo di formazione, Dominique Bidou è stato direttore presso il Ministero dell'Ambiente. Presidente Onorario della HQE e presidente del Centro di informazione e documentazione sull’inquinamento acustico, è consulente per lo sviluppo sostenibile.

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