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Raccontare Manhattan passeggiando sulla High Line, di Valeria Sassanelli

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Con l’apertura del secondo tratto, lo scorso 8 giugno 2011, sono ormai completi i due terzi dell’intero percorso della High Line di Manhattan, parco lineare e nastro aereo che scorre a dieci metri dal suolo attraversando, come una sottile melodia, il quartiere di Chelsea da sud a nord, parallelamente al fiume Hudson. Realizzato sulla struttura della linea ferroviaria per il trasporto merci West Side Freight Railroad (comunemente chiamata High Line) costruita negli anni Trenta e dismessa nel 1980, questo parco contemporaneo si colloca in un più ampio processo di evoluzione e cambiamento della città di New York che trova i suoi punti cardine nella riqualificazione dei waterfront e nella strategia “verde” dell’attuale Amministrazione. A West Chelsea la modifica dello strumento urbanistico (lo Special West Chelsea Distric Rezoning del 2005) rafforza e affianca un processo spontaneo di rifunzionalizzazione e riqualificazione degli edifici post-industriali avviatosi già a partire dagli anni Novanta in cui una confluenza di interessi culturali ed economici si era concentrata su questo distretto, trasformandolo fisicamente ma soprattutto funzionalmente in uno spazio di frontiera, sospeso tra dinamiche di riuso e abbandono. Nei distretti di Meatpacking, West Chelsea, e Hell’s Kitchen/Clinton, i magazzini, i mattatoi e le fabbriche che hanno costituito le funzioni dominanti nel Ventesimo secolo (legate da un sistema infrastrutturale dedicato che comprendeva la HL e i moli per l’attracco delle navi sul fiume Hudson), sono oggi convertiti in gallerie d’arte (oltre 200 fra la 19esima e la 24esima strada), studi di architettura, negozi, ristoranti, musei, teatri, alberghi e abitazioni. Chelsea ha oggi la capacità di attrazione che ebbero in passato Soho e Tribeca. Pioniera di questo cambiamento è stata la nota galleria DIA, nata a Chelsea nel 1987 e trasferitasi a Beacon nel 2004, oggi di nuovo presente a Chelsea.
L’esperienza della HL è figlia di questo processo di cui è il fiore all’occhiello ma allo stesso tempo è motore di una nuova fase. Essa infatti costituisce non solo un elemento di riqualificazione e riappropriazione di uno spazio aperto per la collettività, interamente dedicato al tempo libero, ma rappresenta anche un osservatorio privilegiato su un ampio settore di città, capace di testimoniare, assecondare e scatenare la trasformazione urbana. Oggi questo segmento di parco sopraelevato non è più un retro marginale ma un affaccio privilegiato e qualificato che ha indotto a ripensare il modo di fare architettura lungo i suoi bordi, con ricadute rilevanti sulle dinamiche immobiliari e sociali e l’attrazione di un nuovo e prestigioso tipo di investitori, tanto che si parla di High Line District.

Un parco contemplativo
La HL ha trasformato questo ampio settore di Chelsea, rendendolo protagonista di un’inedita esperienza urbana, grazie ad un progetto paesaggistico misurato e accurato (di James Corner Field Operations con Diller&Scofidio+Renfro) che persegue in modo convincente alcuni obiettivi essenziali: la conservazione quasi integrale della struttura in ghisa che un tempo sosteneva i binari e il passaggio dei treni, con un restauro improntato al massimo rispetto della preesistenza; un progetto botanico (dell’olandese Piet Oudolf) ricco e articolato che fa riferimento sia alle specie spontanee cresciute rigogliose negli anni del disuso, sia all’alternarsi delle stagioni, sia alle funzioni specifiche di ciascun settore; un disegno minimalista che accoglie in sé tutti gli elementi funzionali e di arredo sviluppandosi in una sequenza di spazialità molteplici e composite; infine un’attenzione incalzante al contesto che privilegia gli affacci sulla città, prevede sistemi di risalita cadenzati e funzioni specifiche anche nell’intersezione con gli edifici preesistenti che vengono attraversati dal nastro. Allo stesso tempo, la HL rende evidente la capacità che un lavoro attento sull’infrastruttura possiede di riconfigurare la città, superando la rigidità della “griglia” e introducendo nuove gerarchie.
In questo senso la HL, nonostante la sua forma insolita, fa parte a pieno titolo di quella nuova generazione di parchi urbani affermatasi negli ultimi decenni, nei quali la componente vegetale non svolge un ruolo pervasivo ma ricerca equilibri spaziali e funzionali inediti con gli elementi minerali della costruzione della città, storici e contemporanei, di cui forse l’antesignano è più il parco della Villette che la Promenade Plantée di Parigi. Rispetto ad altre esperienze, la HL introduce un uso innovativo dei materiali naturali del progetto, scelti in riferimento alla spontaneità con cui la natura si è appropriata nel tempo dello spazio dismesso, attingendo anche da una più recente cultura paesaggistica che recupera il paesaggio agrario, ma ancor più il “terzo paesaggio”, come valore culturale ed estetico, trasformandolo in agri-tettura.
Il legame tra la HL e la Public Art (espressione di un nuovo rapporto tra natura, cultura e arte) è stretto al punto che alcuni tratti nascono come spazi ad essa dedicati e destinati, come quello che attraversa l’edificio del Chelsea Market, in cui l’artista Spencer Finch ha realizzato l’opera permanente The river that flows both ways o come la Viewing Station di Richard Galpin.

Friends of the High Line
E’ impossibile immaginare la HL senza l’associazione non–profit “Friends of the High Line” e i suoi fondatori Robert Hammond e Joshua David. Mai come in questo caso la realizzazione di un progetto di paesaggio è stata frutto dell’opera di un soggetto collettivo. FHL ha sfidato ogni avversità per realizzare questo straordinario parco pubblico. Oggi procura più del 70% del budget operativo annuale della HL ed è responsabile della sua manutenzione.
La HL era destinata alla demolizione, sancita da una delibera del sindaco Giuliani emessa solo due giorni prima della fine del suo mandato. Il processo che ha rovesciato il punto di vista della comunità newyorchese, da demolizione a conservazione, ha visto parallelamente il lavoro degli avvocati contro chi supportava interessi privati che si concretizzavano nella demolizione della HL e un’azione di coinvolgimento e sensibilizzazione della gente.
Merito della FHL è stato dimostrare che il parco sarebbe stato capace di creare nuovi valori, culturali, sociali ma anche economici, determinando così un ribaltamento delle tradizionali convinzioni e posizioni di amministratori e investitori.
Ma La HL non sarebbe mai esistita senza il supporto del Sindaco Michael Bloomberg, del suo staff e degli uffici coinvolti: dal NYC Department of Parks & Recreation al NYC Department of City Planning all’Economic Development Corporation.

Passeggiando sulla High Line: “New York City’s Park in the Sky”
Non c’è dubbio che, passeggiando sulla HL, il centro dell’attenzione sia focalizzato sul paesaggio urbano di New York. Il percorso è cadenzato da luoghi che hanno una specifica identità, sottolineata da un nome e legata alle relazioni e intersezioni con il contesto, dalle strade alle nuove architetture, alle visuali verso il fiume Hudson o la città che segnano il suo sviluppo lineare costruendo un vero e proprio racconto urbano.
All’altezza di Gansevoort Street, estremità sud della HL, sta per essere realizzata la nuova sede del Whitney Museum of American Art, su progetto di Renzo Piano (ideato nel 2006). La forza suggestiva della HL, anche prima della realizzazione del parco, si sposa con la sensibilità progettuale di Renzo Piano il quale prevede la creazione di una piazza all’aperto adiacente alla HL alla quota della strada, che ne amplifica l’uso collettivo dandole ampio respiro, e una serie di terrazze degradanti verso di essa con spazi all’aperto direttamente in continuità con il parco, nel rispetto dei dettami dello Special West Chelsea Distric Rezoning.
Negli anni più recenti, grandi firme del panorama internazionale sono state chiamate a progettare importanti edifici a ridosso della HL, a partire dallo Standard Hotel costruito a sbalzo sul parco, voluto da André Balazs e progettato da Polshek Partnership.
Tra la 14esima e la 15esima strada il Diller-von Furstenberg Sundeck (che porta il nome dei donatori più generosi nella storia della HL) offre un affaccio spettacolare sul fiume Hudson e l’opportunità di rilassarsi su una sequenza di sdraio in legno che scorrono su ruote metalliche lungo i vecchi binari. Il progetto approfitta della maggiore ampiezza di questo tratto per creare la 10th Avenue Square, una sorta di piccolo teatro all’aperto con gradonata in legno che si affaccia vertiginosamente sulla strada.
Proseguendo sulla 19sima strada domina la nuova sede dello IAC progettata da Frank O. Gehry accanto alla quale svetta la torre di appartamenti progettata da Jean Nouvel, la 100 Eleventh Street, che ridisegna una parte del waterfront del fiume Hudson. Il noto centro per le arti The Kitchen si trova nello stesso isolato, così come le residenze Metal Shutter Houses di Shigeru Ban.
All’altezza della 22sima strada (dove la galleria d’arte Dia ha riaperto la propria sede) è stato predisposto un prato dove ci si può stendere, l’unico lungo il parco, mentre poco più avanti si intercetta l’edificio residenziale HL23 che Neil Denari ha progettato sulla 23esima strada. La prestigiosa galleria d’arte Gagosian opera sulla 24esima.

West Side Rail Yards: l’ultima battaglia
Negli anni l’ultimo tratto della HL è stato integrato nel processo rezoning di Rail Yards, necessario in seguito alla mancata selezione per la candidatura alle Olimpiadi del 2012. Anche qui le comunità di cittadini hanno avuto il loro peso, ma anche qui nulla sarebbe successo se lo staff del sindaco Bloomberg non fosse stato fortemente attivo a favore della salvaguardia della HL. Nel 2010 la città di New York ha optato per la futura acquisizione di questo tratto finale della HL, passo necessario per sventare la demolizione e completare il parco. Questa sorprendente infiltrazione nel ventre molle di Chelsea continuerà a sorprenderci se e quando anche il terzo tratto vedrà la luce.


Scheda sul progetto

Progetto: James Corner Field Operations con Diller&Scofidio+Renfro.

James Corner Field Operations:
James Corner
Con: Lisa Tziona Switkin, Nahyun Hwang
Coll: S. Bainbridge, T. Jost, D. Martic, T. von Preussen, M. Rockcastle, T. Ryan, L. Shihab-Eldin, H. Yoon, H. Zhou

Botanico: Piet Oudolf

Diller Scofidio + Renfro:
Elizabeth Diller, Ricardo Scofidio, Cherles Renfro
Con: Matthew Johnson
Coll: R. Condon, T. Hegemann, G. Libedinsky, J. Linzee, M. Nelligan, D. Sakai

Disegni: James Corner Field Operations, 2007

Quattro i finalisti del concorso internazionale del 2004,: il gruppo vincitore James Corner Field Operations con Diller&Scofidio+Renfro, Steven Holl Architects (con Hargreaves Associates), Zaha Hadid Architects (con Balmori Associates, Skidmore, Owings & Merrill LLP) e TerraGRAM.
Scorrendo tra la 10th e la 11th Avenue, la High Line si sviluppa per una lunghezza complessiva di 2,4 km. Il primo stralcio (aperto nel giugno 2009) va da Gasenvoort Street alla 20esima strada, il secondo stralcio (che aprirà a fine 2010) va dalla 20esima alla 30esima strada e il terzo va dalla 30esima alla 34esima strada e sviluppa un terzo dell’intera struttura.

 

Scheda bibliografica e sitografica:

Joshua David and Robert Hammond, High Line. The inside Story of New York City’s Park in the Sky, Farrar, Straus and Giroux, New York 2011
Friends of the High Line, James Corner, Ricardo Scofidio (a cura di), Designing the High Line: Gansevoort Street to 30th Street, Friends of the High Line, 2008
Design Trust for Public space, Friends of the High Line, Reclaiming the High Line, Design Trust for Public space, 2002
Joel Sternfeld (Photographer), Adam Gopnik, John R Stilgoe, Joel Sternfeld: Walking The High Line, Steidl Publishing e Pace MacGill Gallery, 2002
Friends of the High Line: www.thehighline.org
West Chelsea District Rezoning: http://www.nyc.gov/html/dcp/html/westchelsea/westchelsea1.shtml
Design Trust for Public Space: www.designtrust.org

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Magazine of Sustainable Design (Quadrimestrale on line sul progetto di città sostenibile)
Edizione SCUT, Università Chieti-Pescara
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