In the foreground

Parco Olimpico Sostenibile, di Martinez-Perez

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Il progetto del parco Olimpico di Londra è uno dei progetti più ambiziosi del Regno Unito per i prossimi 25 anni, non solo inteso come progetto dei Giochi Olimpici di Londra nel 2012, ma anche come progetto di rigenerazione urbana per la periferia est di Londra. Il progetto, localizzato a Stratford, nell’area di Lea River Valley, coinvolge la rigenerazione di un centinaio di ettari di suoli degradati.
Già nella prima visione guida, contenuta nella candidatura del 2005, appariva con chiarezza che la realizzazione del parco con le strutture olimpiche per le Olimpiadi non sarebbe stato solo uno sforzo finalizzato allo svolgimento di un grande evento, ma anche, a conclusione dei giochi, una importante eredità da trasmettere alla città. Allo scopo di definire le politiche per la realizzazione della visione guida - definita attraverso cinque principi chiave della sostenibilità – è stato istituito fin dall'inizio un organismo di gestione: l’Olympic Delivery Authority (ODA) (2007, p. 8)1, che nell’impostare la sua strategia di azione fa riferimento a «cinque ‘temi prioritari’ intesi come politiche d’area: cambiamento climatico; rifiuti; biodiversità; salute; inclusione sociale. Questi rappresentano i temi chiave della sostenibilità, trasversali rispetto a tutto il programma di Londra 2012 (incluse le realizzazioni esterne a Londra), e costituiscono la base delle strategie e dei piani d'azione messi a punto dalle istituzioni competenti e dagli stakeholders».
Il Master Plan viene consegnato dall'Autorità Olimpica, con l’eredità del parco per la città, ad una società di scopo, l’Olimpic Park Legacy Company (OPLC), che si occuperà di gestire l’area nei prossimi 25 - 30 anni.
Il Parco Olimpico di Londra sorge su un’area industriale dismessa a est della città di Londra, una delle zone più povere del paese con un alto tasso di disoccupazione; la localizzazione dei Giochi Olimpici in quest’area non voleva solo aumentarne l’attrattività, ma si prefiggeva lo scopo di promuoverne la rigenerazione. Il Master Plan comprende, infatti, oltre a tutte le attrezzature dei Giochi Olimpici (Stadio, Velodromo, Centro Acquatico, infrastrutture per i servizi energetici, ecc.), un grande parco; numerose opere per il miglioramento delle infrastrutture di trasporto e un villaggio olimpico, che dopo i Giochi diventerà un quartiere residenziale e terziario, realizzato con il coinvolgimento di partner pubblici e privati. L’eredità dopo i giochi è quindi un affare molto più importante delle Olimpiadi stesse, come dichiara l’OPLC (2010, p10): «nei prossimi 25 anni, il parco dovrebbe produrre 11.000 nuovi edifici (tra cui il Villaggio Atleti) e 7/8.000 nuovi posti di lavoro nel campo dell'educazione, della salute, e delle strutture comunitarie, dando un contributo significativo al patrimonio abitativo di Londra, all'occupazione e ai bisogni della comunità».
Tutte le strutture delle Olimpiadi sono sottoposte ad una valutazione prestazionale, svolta sulla base dei cinque principi di sostenibilità stabiliti all'inizio e sulla scorta degli indicatori del Building Research Establishment Environmental Assessment Methodology (BREEAM), inoltre tutti gli edifici del Villaggio Olimpico sono progettati coerentemente con gli standards del Building Research Establishment (BRE) Eco Homes Excellent. Le procedure di certificazione del Regno Unito stabiliscono una soglia di prestazioni, in termini di sostenibilità e di approvvigionamento energetico, molto alta ed impongono misure per la riduzione dell’impronta ecologica relativa a tutto il ciclo di vita del progetto. Ciò ha richiesto l'uso combinato di impianti di raffreddamento, riscaldamento e di alimentazione (CCHP) nonché la previsione a Eton Manor, a nord dell’area dei giochi, di una turbina eolica, che, secondo la ODA (2005, p.15) «produrrà l'energia equivalente al fabbisogno medio annuo di 1.200 famiglie». La ODA (2007, p.21) ha inoltre sviluppato strategie per la riduzione dell'uso dell'acqua e la produzione di rifiuti «con azioni chiare da attuare in una gerarchia dettata dall’ODA: eliminare gli sprechi, ridurre, riutilizzare, riciclare, recuperare, smaltire».
Il progetto del parco incrementerà inoltre, attraverso la progettazione di sistemi di controllo delle piene, di corridoi d’acqua e di greenway ben penetrate nel tessuto urbano, la quantità di habitat naturale e la biodiversità del contesto, offrendo al contempo nuove opportunità per la comunità di abitanti. La previsione di un sistema di accessibilità nel Parco attraverso il trasporto pubblico e per mezzo di percorsi ciclopedonali attua i principi della salute e dell’inclusione sociale, due dei cinque principi della sostenibilità assunti dal progetto.
Per valutare criticamente il livello di sostenibilità del progetto del Parco non sono stati presi in considerazione solo i manufatti architettonici, ma anche i processi che hanno generato il progetto stesso e la sua stessa ambizione ad esprimere una propria idea di sostenibilità.
In passato Barcellona ha sfruttato l’occasione delle Olimpiadi per estendere il Plan Cerdà verso il mare, integrando le aree ex-industriali nel tessuto della città e creando un intero nuovo quartiere per la città. L'ambizione di Londra è di andare oltre l’esperienza di Barcellona, ponendo fin dal suo avvio la questione della sostenibilità al centro del progetto. Il Parco Olimpico utilizza greenway e corsi d'acqua per generare una serie di spazi pubblici e per connettere i quartieri circostanti (Hackney Wick, Fish island, Bromley-by-Bow, Leyton e Stratford) con il cuore dell'intervento; avvicina inoltre quella che in passato era una periferia industriale e degradata al centro città, creando nuovi collegamenti tra l’ex area industriale ed il fiume Lea. L'eredità del Parco non è una conseguenza involontaria dei Giochi, ma è stato un obiettivo esplicito fin dalla fase della candidatura alle Olimpiadi, un obiettivo attuato mediante il progetto delle opere ma anche attraverso i processi e le ambizioni ad essi sottese. Chi pensa che il modello Barcellona (l'unica città ad aver ricevuto la medaglia d'oro RIBA) possa aver ispirato Londra trascura il fatto che il progetto dei Giochi del 2012 oltre a rigenerare un’area della periferia urbana di Londra applica in modo estensivo i principi della progettazione sostenibile. I concetti dell’Urbanistica Ecologica sono stati qui chiaramente intesi come un'opportunità per rigenerare un'area dismessa della periferia est di Londra integrando strategie di contrasto ai cambiamenti climatici e delineando una visione di futuro per i prossimi 25 - 30 anni.
Una questione centrale che si pone è se il progetto di Parco Olimpico riuscirà a cambiare il settore est di Londra: «Come cambia l’identità stessa della città? Da questo punto di vista diventa assolutamente fondamentale arrivare a delle metodologie di progettazione strategicamente complementari, nelle quali la valutazione dell’impatto fisico e logistico é sempre collegata alla valutazione dell’impatto sociale» (Pierluigi Sacco, 2011). Il Parco Olimpico nella fase pre-Legacy, contiene attrezzature temporanee che ospiteranno i giochi e che dopo la conclusione dell’evento saranno smantellate e riutilizzate; il parco resterà invece come un elemento fondamentale per la rigenerazione di tutto il settore urbano. L'ambizione del progetto oltrepassa dunque le abituali ambizioni dell'architettura, le strategie della sostenibilità fanno parte della stessa metodologia di progetto, ed è questo il suo punto di forza. Il parco sarà il punto focale delle attività durante i giochi ed il fiume Lea ne sarà la principale infrastruttura; in seguito le infrastrutture verdi costituiranno la struttura di base di questa nuova parte di città, a testimoniarne la rigenerazione sostenibile.
L’area scelta per il progetto non è un’area verde al margine della città o un’area centrale consolidata ma una zona periferica dismessa, un’area altamente contaminata in una delle zone più povere di Londra. L'intervento riqualifica l’area industriale pianificando l’effetto di rigenerazione verso il tessuto circostante. Un’operazione questa che rimanda ad alcune delle idee sul futuro delle città inglesi proposte dalla Urban Task Force, guidata da Richard Rogers, che hanno profondamente influenzato le più recenti politiche di pianificazione in Inghilterra. La promozione della mixitè funzionale; la concentrazione dello sviluppo edilizio su suoli ex-industriali invece che su suoli vergini; l’uso del trasporto pubblico e la riduzione del consumo di suolo sono idee che discendono anche dalla visione di Rogers (2005, p. 2) “città ben progettate, compatte e collegate in grado di supportare una vasta gamma di funzioni - in cui le persone vivono, lavorano e godono del tempo libero entro distanze ravvicinate - in un ambiente urbano sostenibile, ben integrato con il trasporto pubblico e adattabile ai cambiamenti” .
Per la periferia est di Londra ereditare il progetto di Parco significa trasformare un centinaio di ettari di terreni dismessi in una visione di comunità sostenibile, dove i modelli della mixitè, della densità, l’offerta di spazi pubblici e di nuovi collegamenti saranno realtà per il futuro. Il Parco attraversa come una spina dorsale le attrezzature dei Giochi e riconnette, attraverso percorsi verdi accuratamente progettati, l’ex-sito industriale al fiume ed all’ambiente naturale, mettendo in comunicazione quartieri, mezzi di trasporto e infrastrutture (nuove scuole) e restituendo una zona povera e abbandonata dell’Est al resto della città. Un parco che si attesta come elemento principale di connessione del contesto, dalla scala del quartiere alla scala della città, rigenerando un tessuto degradato e creando un nuovo paesaggio con scelte coraggiose, che richiedono un grande sforzo di ripensamento del progetto in chiave sostenibile.
Guardando indietro ad altri modelli come quello di Barcellona, l'architetto catalano Manuel Sola-Morales (2008, p. 73) spiega: "Operare nelle città non significa solo risolvere problemi, significa aumentare la chiarezza creando ambiguità allo stesso tempo, al fine di far emergere la ricchezza dei luoghi identitari, trasformando non-luoghi in luoghi, aprendo il sito a dimensioni impensate e sfruttando tutto ciò che stimola i sensi per arricchire di significati il contesto". Rileggendo il progetto del Parco Olimpico di Londra da questa angolatura si comprende come se anche non tutti i problemi della periferia Est di Londra venissero risolti il successo dell’iniziativa sarebbe garantito comunque dalla creazione di un luogo dove prima c'erano solo rovine di un passato industriale, in cui il genius loci coesiste con i nuovi significati introdotti dal progetto.
Il Parco Olimpico ripropone in chiave contemporanea il paradigma del giardino come cura per la città, utilizzando un’area degradata per la rigenerazione del tessuto della periferia Est di Londra, suggerendo un nuovo e diverso concetto di naturalità intrinsecamente architettonica. Un Parco che come nella metafora suggerita da Iñaki Abalos e Juan Herreros (2002, p. 27) propone "la fusione tra natura e artificio, la dissoluzione dei confini disciplinari tra architettura e arte, giardino e filosofia, l'organizzazione dell’esperienza in sequenze narrative, il primato del visivo e del movimento, nel materiale e anche nell’immateriale, la costruzione di uno spazio pubblico e un’architettura che riflette nuove sensibilità ..." aggiungendo a tutto ciò la sostenibilità.


1. Olympic Delivery Authority. (2007). Sustainable Development Strategy, London: London 2012
2. Olympic Park Legacy Company. (2010). A walk around Queen Elizabeth Olympic Park, London: Olympic Park Legacy Company Limited
3. Sacco, Pierluigi. (2011). In the foreground, Eco Web Town No 0 Magazine of Sustainable Design, [online]. Available at: (http://www.ecowebtown.eu/en/00_11/pdf/sacco_en.pdf) [Accessed 2 of July 2011].
4. Rogers, Richard. (2005). Towards a stronger Urban Renaissance, London: Urban Task Force.
5. Sola-Morales Rubio, Manuel de. (2008). A Matter of Things, Rotterdam: NAI Publishers
6. Ábalos, Iñaki; and Herreros, Juan. (2002). A new naturalism (7 Micromanifestos). 2G Ábalos & Herreros, International Architecture Review no. 22, pp. 26-33.


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EWT/ EcoWebTown
Magazine of Sustainable Design (Quadrimestrale on line sul progetto di città sostenibile)
Edizione SCUT, Università Chieti-Pescara
Registrazione al tribunale di Pescara n. 9/2011 del 07/04/2011